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Le conseguenze della crisi

Welfare e precariato, i diritti non si barattano

Foto: Marco Merlini
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Il nostro è un Paese dove è cresciuto il lavoro povero, dove i pensionati soffrono e sia giovani che anziani pagano il prezzo di una società sempre più diseguale. Gli interventi di Andrea Borghesi (Nidil), Michele Pagliaro (Inca), Ivan Pedretti (Spi) e Mauro Soldini (Consorzio Caaf Cgil)

 

Andrea Borghesi, segretario generale Nidil Cgil
È davvero poco comprensibile la crisi di governo in una fase in cui si sta progettando l’uso delle risorse del Recovery Plan. La preoccupazione è grande per la gestione complicatissima dei prossimi mesi, durante i quali assisteremo molto probabilmente a un calo generalizzato degli occupati, in particolare di quelli a termine. A questo proposito bisognerà capire se verrà mantenuto il blocco dei licenziamenti, che vista la situazione andrebbe prorogato per un altro periodo. La crisi di governo lascia aperte le questioni che erano già in campo e che andrebbero affrontate e risolte quanto prima. Prima fra tutte la discussione sulla riforma degli ammortizzatori sociali, che per noi significa ragionare su una modifica del mercato del lavoro che prevede troppe tipologie.

Questi processi di riforma che si sono innescati dovrebbero essere portati avanti e invece rischiano uno stop, insieme a tutti gli altri impegni che questo governo si era assunto, come quello di lavorare alla legge sulla rappresentanza. C’è poi un altro tema che si è posto ultimamente, e cioè dare continuità alla politica delle indennità che pur non essendo risolutive però forniscono sostegno e assistenza a lavoratori che sono completamente scoperti come i precari. Proseguire con le indennità, figlie comunque di un mercato del lavoro da riformare, è in questo momento fondamentale: il nostro timore è che ci si fermi, dato che il governo che dovrà gestire solo l’ordinario.

 

Michele Pagliaro, presidente dell’Inca Cgil
Sono due gli aspetti che ci preoccupano più da vicino. Il primo è che certamente siamo di fronte a una crisi di governo inopportuna, ordita da opportunisti che ignorano la pandemia, che ad oggi ha causato più di 2 milioni di vittime nel mondo e oltre 80mila nel nostro Paese. Questa crisi arriva alla vigilia di due appuntamenti parlamentari importanti: il dl milleproroghe e il dl ristori. Nel peggiore degli scenari rischia di generare un vuoto di indirizzo politico pericoloso e che ricadrebbe sulle spalle dei soggetti più deboli e in difficoltà perché, su entrambe le norme, sarebbe più lungo e complicato risolvere i problemi di interpretazione che sempre si generano. In questo, l’assenza di un governo creerebbe un danno grave a tutti i possibili fruitori delle decisioni contenute in quei provvedimenti.

Inoltre, come sistema dei patronati, più volte abbiamo segnalato come la crisi economica e sanitaria inevitabilmente si ripercuoterà sul finanziamento delle nostre attività. Prevediamo, già nel 2021, una perdita di gettito che causerebbe una riduzione del fondo patronati di 70 milioni di euro. Sarebbe paradossale l’assenza di una risposta adeguata in una fase in cui i patronati sono centrali per garantire servizi che il pubblico troppo spesso, per motivi legittimi, non può assicurare perché chiuso agli utenti. Anche in questo caso l’assenza del governo sarebbe fatale a presidi di prossimità quali i nostri istituti, che oggi sono rimasti gli unici a dare risposte ai cittadini.

 

Ivan Pedretti, segretario generale Spi Cgil
È drammatico osservare la politica lacerarsi incomprensibilmente di fronte alla grave situazione che sta vivendo il paese. Pare non importare a nessuno l’altissimo numero dei morti che registriamo ogni giorno, 80mila dall’inizio della pandemia, e quello che è successo e sta continuando a succedere agli anziani in casa e nelle Rsa. Così come pare non importare la triste condizione dei nostri giovani, senza scuola, senza socialità, senza lavoro e le conseguenze che questa pandemia sta avendo sulla condizione economica del paese con l’aumento esponenziale delle povertà e delle diseguaglianze.

Foto: Simona Caleo
Servirebbe responsabilità e senso dello Stato. Servirebbe usare le risorse del Recovery Plan per il bene del paese investendo su sanità, innovazione, non autosufficienza, lavoro e sviluppo. Servirebbe gestire con trasparenza e col massimo sforzo una campagna vaccinale che si annuncia lunga e complicata. La crisi deve essere scongiurata e la politica deve tornare ad essere credibile agli occhi dei cittadini, del paese, dell’Europa e del mondo.

 

Mauro Soldini, presidente del Consorzio nazionale dei Caaf Cgil
La legge di Bilancio 2021 ha completamente omesso il tema delle risorse per i Caf, che resteranno così sprovvisti, anche nel 2021, di sufficienti coperture finanziarie per erogare fondamentali servizi di assistenza fiscale ai cittadini, tra cui le dichiarazioni Isee già a partire da gennaio e le dichiarazioni 730 da maggio. Il mese in corso, ad esempio  – per le scadenze legate soprattutto al Reddito di Cittadinanza – sta vedendo una richiesta altissima di rinnovi Isee. Alle condizioni attuali, tuttavia, i Centri di assistenza fiscale devono valutare come farvi fronte, nella necessità di contemperare l’attività crescente con l’incertezza della copertura finanziaria per l’intero anno.

Paradossalmente, mentre i Caf restano senza adeguati stanziamenti capaci di assicurare la continuità del servizio, nuovi provvedimenti collegati all’Isee sono stati inseriti in legge di bilancio, aumentando prevedibilmente la richiesta di assistenza da parte dei cittadini. Dopo le ripetute sollecitazioni alla presidenza del Consiglio, ai ministri competenti e ai vertici dell’Inps, qualche segnale di utilizzo dei prossimi veicoli normativi, a partire dal prossimo decreto Ristori, aveva fatto ben sperare.