La Cgil rigetta il nuovo intervento sulle tariffe dell'energia. Il previsto aumento delle bollette dal 1° ottobre "si scarica maggiormente sulle spalle delle famiglie e dei lavoratori che, essendo ancora tantissimi in cassa integrazione per Covid 19, ad oggi non hanno ancora visto il cosiddetto rimbalzo positivo della ripresa del lavoro. È la preoccupazione espressa dal segretario confederale della Cgil Emilio Miceli che, analizzando la questione, parla di "problema squisitamente politico e non di problema regolatorio della materia".

Spiega il sindacalista: "Si tratta di una scelta che noi non condividiamo. Ecco perché ci rivolgiamo al decisore politico e gli chiediamo – aggiunge – di dare immediata indicazione operativa affinché l'aumento previsto venga assorbito all'interno della bolletta nella voce degli oneri di sistema, oneri che incidono per oltre il 15 per cento del costo complessivo e per un valore di oltre 10 miliardi di euro ogni anno”.

Ma non è tutto. "La Cgil chiede anche alle forze di maggioranza di governo che predispongano prima possibile il blocco del previsto passaggio al mercato libero che sarà obbligatorio dal primo gennaio del prossimo anno per le piccole e medie imprese, e dal primo gennaio del 2022 per le famiglie e tutti gli altri utenti domestici", aggiunge Miceli precisando che si tratta di circa 23 milioni di utenti, oggi protetti dal meccanismo dell'Acquirente Unico nel mercato tutelato.

"Se tutti i giorni ci sentiamo dire che nulla sarà più come prima della pandemia - conclude il segretario confederale – come è possibile mantenere gli stessi algoritmi, che stabiliscono forti rincari, senza tener conto del nuovo contesto del post Covid19? Oggi succede per l'energia, domani sicuramente per altri beni di prima necessità. Il governo ha il dovere di tutelare le famiglie di lavoratori e pensionati e tutto il tessuto produttivo delle piccole e medie imprese che lo stesso Esecutivo riconosce essere la nervatura centrale del nostro Paese".