La provincia dell’Aquila conta più di 5 mila chilometri quadrati di aree interne. Una caratteristica che la differenzia dalle altre province abruzzesi, tutte con una zona costiera che dà loro respiro in termini di occupazione, servizi e turismo. L’Aquila insiste su un paesaggio meraviglioso – a tratti unico – tanto da ospitare ben quattro tra parchi nazionali, regionali e riserve naturali. Eppure il territorio è in crescente sofferenza: abbandono, disoccupazione, mancata ricostruzione post sismica e un inesorabile spopolamento che rischia di portarlo alla desertificazione. La pandemia ha fatto emergere ancor di più una serie di criticità che la Federazione dei lavoratori della conoscenza della Cgil denuncia da tempo.

La riapertura delle scuole avviene nella totale assenza di progettualità. I plessi insistono su comuni deprivati che, da anni, fanno esercizio di sopravvivenza. Istituti da difendere a tutti i costi perché la loro cancellazione rappresenterebbe una condanna a morte per le comunità che resistono sull’Appennino. La scuola è un presidio sociale e culturale che non possiamo permetterci di perdere. Difendere le nostre classi da parametri nazionali non adeguati ai territori significa contendersi – anno dopo anno – le poche unità di organico che ancora permettono a questa istituzione di sopravvivere. Ma le direttive vanno adeguate: quello che gli algoritmi indicano come ottimale per Milano non funziona per le nostre aree interne.

La provincia aquilana può essere divisa sommariamente in quattro principali ambiti territoriali: L’Aquila, la Marsica, la Valle Peligna e l’Alto Sangro. Ognuno di essi ha tratti storici e culturali differenti e di grande valore storico e paesaggistico. Tutti sono accomunati da debolezze divenute strutturali. La Valle Peligna, da un punto di vista demografico, di edilizia, di sanità, di servizi, è il territorio più fragile. Qui la riapertura delle scuole avverrà senza un piano concertato, all’interno di edifici fatiscenti, nella totale assenza di programmi e di attenzione da parte degli enti locali. È passato un anno da quando – insieme alla Cgil e a numerose categorie della Confederazione – abbiamo chiesto l’apertura di un tavolo regionale per concordare interventi straordinari che potessero arginare il fenomeno dello spopolamento e restituire soluzioni ai cittadini che hanno scelto di rimanere. Non abbiamo avuto alcuna risposta. In un anno la situazione è peggiorata e oggi le scuole del Peligno riaprono, con l’aggravio dell’emergenza covid, affidandosi alla sorte e, soprattutto, senza un confronto con le realtà del territorio.

Simile la storia della mancata ricostruzione delle scuole dell’Aquilano. Sono ormai quasi dodici anni che gli alunni dei plessi terremotati sono ospiti di Musp (Moduli a uso scolastico provvisorio), acronimo in cui la P ha ormai assunto la caratteristica del ‘permanente’. Nessuna scuola statale del comune dell’Aquila è mai stata restituita alla città. Un sofisma chiedersi quanto queste scuole avrebbero potuto essere esemplari in termini di sicurezza e di innovazione. Se fossero mai state ricostruite.

Nella Marsica la situazione non cambia. A distinguersi è la sola città di Avezzano dove sono state edificate alcune scuole ex novo, tutte con grandi difficoltà di gestione. Edifici enormi a fronte di personale Ata inadeguato nel numero. D’altra parte, nell’ultimo decennio, l’Abruzzo ha subìto tagli all’organico tecnico per 1386 unità, con evidenti danni alla qualità del servizio scolastico. A proposito di servizi, ci chiediamo come sarà garantito il servizio mensa nelle nostre scuole e quanti operatori resteranno senza lavoro. Se i trasporti garantiranno efficienza e sicurezza che pretendiamo per i nostri figli. Domande che continuano a rimanere senza risposta perché le istituzioni locali restano sorde alle istanze del sindacato.

Nonostante la pandemia che stiamo vivendo, la riapertura delle scuole non sarà diversa dagli altri anni: ci affideremo alla buona volontà delle lavoratrici e dei lavoratori, alla comprensione delle famiglie, al pressapochismo degli enti locali, alle soluzioni contingenti e prive di visione dei problemi, continuando a navigare a vista, in assenza di un intervento integrato, ragionato, condiviso, partecipato. Sognato.

Miriam Anna Del Biondo, segretaria generale Flc Cgil L'Aquila

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