Il provvedimento varato oggi dal governo per affrontare la fase due della crisi da Covid-19 è arrivato con un larghissimo ritardo, tanto che il suo nome è passato dall’essere “decreto aprile” a “decreto maggio” e infine a “decreto rilancio”. I motivi del ritardo si basano principalmente sulla difficoltà di reperimento delle risorse per le norme in favore di aziende e lavoratori e sula spaccatura all’interno della maggioranza per la regolarizzazione dei lavoratori migranti. Per quanto riguarda quest’ultimo capitolo, il segretario nazionale della Cgil Giuseppe Massafra, con delega alle politiche della legalità e dell’immigrazione, ricorda che “le difficoltà incontrate nel trovare un accordo sulla regolarizzazione dei migranti testimoniano quanto continui ad essere sbagliato il dibattito politico su questo tema. Un dibattito che dura da più di vent’anni e che ha scavato solchi profondi e pericolosi nell'opinione pubblica tanto da rimanerne prigioniero”.

“Un provvedimento di buon senso – prosegue -, come lo hanno definito in molti, che, da quello che si può evincere e senza conoscere il testo, sembra avere caratteristiche insufficienti quando servirebbe di più, sul quale comunque non c'è accordo e che anzi offre spunti tra i principali detrattori per minacciare la tenuta stessa degli equilibri di governo. Eppure parliamo del riconoscimento dei diritti di coloro che, questa emergenza sanitaria ci ha dimostrato ancora più nitidamente, essere quelli che garantiscono i prodotti alimentari sulle nostre tavole, che trasportano i prodotti che possiamo acquistare su internet, che curano gli anziani rimasti soli in quarantena, che stanno sulle impalcature dei cantieri a cui è affidata la ripartenza del Paese. Centinaia di migliaia di persone straniere che vivono in Italia senza permesso di soggiorno o con permessi di tipo precario, le quali, per questa loro condizione, sono maggiormente esposte a sfruttamento ed emarginazione”.

Quindi il segretario nazionale della Cgil conclude: “Oggi, come abbiamo sostenuto da tempo, un provvedimento di regolarizzazione dei cittadini stranieri sprovvisti del titolo di soggiorno, diventa un atto importante per il riconoscimento dei diritti fondamentali ed al contempo una misura di tutela della salute e dell’igiene pubblica in grado di ridurre il rischio di esposizione al contagio per loro e per gli altri cittadini. Senza contare che l’emersione di queste persone dall’economia sommersa garantirebbe il loro accesso al sistema delle tutele, agli ammortizzatori sociali e iscrizione al Sistema Sanitario Nazionale e costituirebbe una misura concreta di contrasto all'illegalità perché prosciugherebbe il bacino di manodopera a cui si rivolge la malavita organizzata”. (S. C.)

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