Riprendono a circolare con corse più frequenti i mezzi del trasporto pubblico locale della città e della provincia di Bergamo, dopo la forte riduzione vissuta nei due mesi di più acuto contagio. Com’è ovvio, però, non tornano i passeggeri, almeno non ai livelli pre-crisi sanitaria. Le disposizione anti-Coronavirus prevedono, infatti, un distanziamento sociale anche a bordo dei mezzi.

Sulle conseguenze per il comparto, è intervenuto Marco Sala, segretario generale della Filt Cgil provinciale: “Si viaggia con il limite del 25% della capienza massima, dunque con tre quarti di passeggeri in meno. Naturalmente sono legittime le misure di contenimento del virus, ma questo avrà un impatto fortissimo sulla tenuta economica (e temiamo anche occupazionale) di un settore che già prima della crisi da Covid-19 si reggeva su risorse carenti”.

“Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Agenzia della Mobilità di Bergamo (dati 2018)” prosegue il sindacalista, “circa il 40% dei costi per l’erogazione del servizio è, in tempi normali, sostenuto dagli introiti della vendita di biglietti e abbonamenti. Se il calo dei passeggeri è certo, anzi obbligato, come si pagheranno gli stipendi dei lavoratori? Tra l’altro, negli ultimi due mesi il servizio, pur ridotto, è stato erogato, ma sui mezzi non saliva nessuno: dunque un problema economico già esiste e non potrà che peggiorare. Chiediamo che il Governo e la Regione Lombardia pongano immediata attenzione ai nodi critici di questo settore così importante per la vita delle nostre città e in generale del territorio” conclude Sala.

In provincia di Bergamo sono circa mille gli addetti in aziende come SAB, ATB, Locatelli , TEB e TBSO, per citare quelle di maggiori dimensioni.