La Flai Cgil e l’Associazione Terra si muovono insieme per far fronte alla drammatica situazione dei braccianti stranieri ai tempi del Covid. E lo fanno con una lettera-appello congiunta indirizzata a Mattarella, Conte e ai ministri dell’interno, della salute, dell’agricoltura e del sud, in cui esprimono “profonda inquietudine e sentimenti di estrema preoccupazione per le migliaia di lavoratori stranieri che abitano nei tanti ghetti e accampamenti di fortuna sorti nel nostro Paese”.

La lettera è stata già sottoscritta da molti cittadini e associazioni, da Don Luigi Ciotti presidente di Libera, a Riccardo Vito, presidente di Magistratura democratica, da Mimmo Lucano a Roberto Saviano, da Fabrizio Barca a Marco Omizzolo, ma anche da Intersos, Asgi, Arci Actionaid, Avviso Pubblico, e altri.

Il sindacato e l’associazione, di fronte alla grave emergenza sanitaria, credono che serva “un impegno straordinario ad ogni livello della società, dalle istituzioni ai singoli”. Per questo pongono l’attenzione sui lavoratori stranieri, molti dei quali sono impiegati nel settore agricolo, “più che mai indispensabile per la sicurezza alimentare della cittadinanza e la tenuta collettiva”. Com’è noto, però, “le condizioni dei braccianti che oggi raccolgono i prodotti destinati alle nostre tavole sono spesso inaccettabili: le baraccopoli in cui sono costretti a vivere sono luoghi insalubri e indecenti agli antipodi del valore stesso dei diritti umani”. Il rischio che il Covid-19 arrivi in quegli aggregati, “tramutandoli in focolai della pandemia”, è motivo di “fondata apprensione”.

Nella miseria dei ghetti, si legge nell’appello, “il quotidiano degli immigrati è scandito da immutata cadenza nonostante la spada di Damocle rappresentata dal Covid-19”. Le richieste di restare a casa o lavarsi le mani, rivolte alla comunità nazionale da tutti gli organi istituzionali e d'informazione, quindi “per loro sembrano chimere”. Perché “sopravvivono in immense distese di catapecchie senza acqua né servizi igienici”. I ragguardevoli provvedimenti assunti dal governo per l’emergenza coronavirus, però, “non prendono in considerazione queste realtà”.

“A fronte dell'impegno delle organizzazioni che continuano ad operare sul campo - si legge ancora - non ci risulta da parte degli organi istituzionali alcun intervento specifico di prevenzione in questi contesti altamente a rischio”. E’ “un’allarmante discrasia” che richiede correttivi istituzionali immediati “in una cornice di monitoraggio preventivo nonché di presa in carico degli eventuali casi di Covid-19, in ossequio al principio costituzionale della tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività”.

Flai e Terra chiedono quindi che i prefetti possano assumere autonomamente iniziative o adottare disposizioni per mettere in sicurezza i migranti e i richiedenti asilo presenti sul territorio, “mediante l’allestimento di immobili a fini di sistemazione alloggiativa”. Le risorse necessarie per gli eventuali interventi di adeguamento degli immobili requisiti “potrebbero essere attinte dalla dotazione del Piano Triennale contro lo sfruttamento e il caporalato”.

Infine, nella lettera non si dimentica il settore agricolo “già morso dalla crisi”, che oggi in più “patisce la carenza di lavoratori in alcune aree del Paese in ragione dell’interruzione dei flussi di manodopera dai Paesi dell’Est Europa”.  I lavoratori extracomunitari che si trovano in condizione di irregolarità “possono tamponare questo vuoto, ma occorre garantire loro i diritti fondamentali”. Diventa quindi fondamentale “una regolarizzazione per far emergere chi è costretto a vivere e lavorare da irregolare”. Servono soluzioni strutturali, conclude l’appello, che, soprattutto in condizioni di eccezionalità, non possono attendere”.

Le adesioni all’appello sono aperte. Chi è interessato può mandare una mail a uno dei seguenti indirizzi di posta elettronica: flai-segreteria@flai.it o info@terraonlus.it