Il nuovo Patto di migrazione e asilo ha avuto il via libera dal Parlamento europeo nelle stesse ore in cui nel Mediterraneo, in Grecia e al largo di Lampedusa, ancora una volta i naufragi mietevano vittime, tra le quali quattro bambini. Un patto che ha impiegato10 anni a essere elaborato e approvato, che avrebbe dovuto superare il sistema di Dublino, ma che invece ne lascia intatti i pilastri. In sede europea ora si dovrà passare all’attuazione delle nuove norme entro due anni, perché tecnicamente è un’operazione molto complicata.

Norme più o meno nuove

Il  documento prevede l’applicazione generalizzata di procedure accelerate, basate sulla provenienza geografica e non sulla storia individuale delle persone. Molte le procedure di espulsione che si svolgeranno direttamente nelle zone di frontiera, in quello che in molti definiscono un regime di detenzione. Chi arriva da un luogo che non si considera a rischio non ha diritto alla protezione dell'Ue e verrà rimpatriato in tempi rapidi.

La richiesta di asilo andrò sempre presentata nel paese di approdo, al quale continua a essere assegnata la presa in carico dei migrante. Anche le famiglie e, in alcuni casi, i minori, potranno essere privati della loro libertà. Come osserva la ong Save the Children sarà quindi innescata “una sorta di schedatura, in base alle nuove regole sui ricollocamenti” “minando poi il diritto di asilo, mettendoli a rischio di detenzione, respingimenti e violenze alle frontiere”.

È stata inoltre stabilita una quota standard di 30 mila ricollocamenti l’anno, ma i singoli Stati potranno contribuire con misure finanziarie, 20 mila euro a migrante, e l’importo è determinato sulla base di due variabili di popolazione e prodotto interno lordo; in alternativa vi sono misure come la presa in carico del rimpatrio di un migrante.

La monetizzazione

“Alla base del patto c’è un concetto di monetizzazione dell’accoglienza e di mercificazione degli esseri umani, ci dice Kurosh Danesh, responsabile dell'Ufficio immigrazione della Cgil, che considera questo un “passo indietro di umanità” chiedendosi sino a che punto “riusciremo a regredire sul piano dei diritti umani”.

“Il patto – prosegue – avrebbe dovuto far ritornare la protezione internazionale come concetto di garanzia, superare Dublino con la responsabilità condivisa dei Paesi di arrivo, sostenere il flusso migratorio garantito per chi fugge da guerre, disastri ambientali, tratta e sfruttamento, creare una garanzia per il mare Mediterraneo tra istituzioni europee e società civile per fermare le continue morti in mare dei migranti: niente di tutto questo è stato realizzato”.

Requiem per il diritto d’asilo

A prendere posizione contro questo patto le associazioni umanitarie e le ong impegnate nei salvataggi e nell’accoglienza dei migranti. Una su tutte, oltre la già citata Save the children, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), che parla di  “requiem per il diritto d’asilo in Europa”.

"Molte delle nuove previsioni sono in contrasto con la Costituzione italiana – scrivono dall’Asgi –, a partire dall’art. 10, che sancisce il diritto di asilo individuale per tutte le persone straniere e la protezione dal respingimento durante l’esame della domanda d’asilo. Con il nuovo Patto c’è il rischio di  un aumento generalizzato di espulsioni in violazione del principio di non-refoulement, principio cardine del diritto internazionale. Molte di queste procedure potranno e, in alcuni casi, dovranno obbligatoriamente svolgersi nelle zone di frontiera, in un regime di detenzione”.

L’associazione ricorda che “la permanenza delle persone in frontiera, in condizioni che sono già state riconosciute come inumane e degradanti (come nel caso dell’hotspot di Lampedusa) causerà un aumento di sofferenza e si tradurrà in una forma di violenza istituzionale nei confronti di soggetti che, soprattutto al momento del loro ingresso in Italia, avrebbero invece necessità di essere soccorsi, accolti e presi in carico rispetto alle vulnerabilità individuali. Inoltre, l’applicazione della finzione di non ingresso limiterà i percorsi di integrazione delle persone sul territorio, finendo con il produrre ulteriore irregolarità e sfruttamento delle persone in movimento”.

E ancora, “oltre ad essere disumano e a porsi in contrasto con la tutela effettiva dei diritti dei migranti e dei richiedenti asilo, il Patto si rivelerà costoso e oneroso per gli Stati posti alle frontiere esterne, come l’Italia – prosegue Asgi  – , che dovranno in pochi anni sostenere spese esagerate per la predisposizione di un apparato detentivo dannoso per le persone migranti e per le comunità in cui sorgeranno i nuovi centri”.