Le forze di difesa israeliane hanno già reclutato 300 mila riservisti in 48 ore per rispondere all’attacco terroristico sferrato da Hamas sabato scorso all’alba, il 7 di ottobre. Gli uomini armati dell’organizzazione palestinese fondamentalista hanno fatto incursione negli abitati israeliani al confine con la striscia di Gaza e tra i giovani che partecipavano a un rave party, uccidendo 250 persone e prendendone in ostaggio 130 tra uomini, donne e anche bambini, molti israeliani, alcuni americani e tedeschi. Subito è scattata la risposta israeliana con bombardamenti nella striscia di Gaza, sulle case dei palestinesi, e dalla mattina di sabato si contano ora oltre 700 morti tra gli israeliani e oltre 400 tra i palestinesi, i feriti sono almeno 2.500 e centinaia i dispersi. 

Si tratta, come ripetuto di continuo in questi giorni, di un attacco a Israele senza precedenti e Tel Aviv sta adeguando la risposta dichiarando lo stato di guerra e con una potente controffensiva fatta di carri armati e missili. Gaza è assediata e i palestinesi sono ora senza acqua, elettricità e anche cibo. L’esercito israeliano si prepara a un massiccio intervento da terra nelle prossime 24/48 ore. Sull’altro fronte i guerriglieri di Hamas non cessano gli attacchi.

Ancora una volta, come accadde 50 anni fa nella guerra di Yom Kippur quando gli egiziani dal sud e i siriani attaccarono a sorpresa, l'offensiva a Israele arriva in un momento critico, mentre sono in corso i colloqui per gli accordi tra Tel Aviv e l’Arabia saudita per la normalizzazione dei rapporti e sono aperte le partite interne all’estrema destra che sta giocando il presidente Benjamin Netanyahu. Senza contare il ruolo dell’Iran, che da sempre foraggia Hamas, la mobilitazione di Hezbollah in Libano e, sull’altro fronte, quella degli Stati Uniti che inviano aiuti a Israele. Una lista assai sintetica di fattori che rendono evidenti le ripercussioni sull’intera area mediorientale e anche oltre. È poi necessario non dimenticare che sullo sfondo permane l’invasione russa dell’Ucraina, con la guerra in corso ormai da oltre un anno e mezzo.

Al di là delle cause e dei motivi assai complessi da indagare che hanno scatenato offensiva e controffensiva, rimangono i morti, destinati ad aumentare, il terrore che assale gli israeliani e un popolo palestinese, in storiche condizioni di vessazione, sul quale ricadono ora anche le sanguinose conseguenze di quella forza integralista che ha preso il controllo di Gaza ma che è lontana da un’idea di pace per il suo popolo.