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Il silenzio, non prendere posizione, non essere partigiani contro il genocidio di Gaza è impossibile. Lo è ancora di più per chi della cura ha fatto il proprio impegno, la propria professione. Questo è ciò che hanno pensato due operatori della sanità pubblica della Toscana alla fine di luglio scorso.
Daniela Gianelli è addetta stampa dell'Asl Toscana Nord Ovest e, insieme al suo collega Francesco Niccolai che si occupa della formazione, si è domandata “ma è possibile che non si possa fare niente, almeno facciamo un atto simbolico, mettiamoci la faccia". Il non fare era diventato insopportabile e allora lo scorso 29 luglio hanno lanciato l'idea di uno scienziato della fama a staffetta nella chat di colleghi e colleghi con i quali lavorano. In due giorni , sono arrivate oltre 500 adesioni e la mobilitazione è partita.
Dalla Toscana al Paese
Nonostante fosse agosto la voce comincia a diffondersi, ogni operatore sanitario conosce colleghi, aggiunge Gianelli: "Io ho mandato un messaggio a te perché ti fidi di me, tu fai lo stesso e in questo modo le chat si sono moltiplicate e si è aggiunta una collega del Lazio, uno del Piemonte e uno dell'Emilia Romagna ecc. Insomma, siamo una decina di 'scappati di casa' che nel mese delle ferie, oltre a svolgere il proprio lavoro, si è assunto il compito di coordinare questo movimento spontaneo". Risultato, il 28 agosto sarà la “Giornata nazionale digiuno per Gaza degli operatori e delle operatrici sanitari” .
La democrazia è partecipazione”
“Per noi operatori sanitari credo sia quasi un dovere mobilitarsi, lo sentiamo un po' anche fisicamente come una necessità”. A parlare è Moreno Festuccia , medico ematologo del servizio sanitario regionale del Piemonte che aggiunge: "Quando dobbiamo prenderci cura di una persona, ad esempio un anziano, ci rendiamo conto di quanta coordinazione e impegno servano anche solo per rimandare magari di qualche mese la morte di un paziente fragile. Non possiamo minimamente accettare che a poche ore di volo da noi bambini, con il silenzio delle nostre nazioni, ci sono degli innocenti e dei che muoiono a decine ogni giorno. Per noi, per me personalmente, fa perdere ogni senso della la mia attività lavorativa”.
Il silenzio è complicità
“La Giornata nazionale di digiuno è un atto collettivo di solidarietà”. Aggiunge Simona Mattia , chirurga d'urgenza del Policlinico Tor Vergata di Roma. "È un modo per trasformare la coscienza individuale in voce comune. Una voce che invoca con forza, chi può fare tutto il possibile per fermare questo abominio. Io ho deciso di giunare contro il genocidio in corso a Gaza perché che il silenzio, di fronte a ciò che accade, sia una forma di complicità".
Chi può faccia
Se partecipazione è democrazia allora chi può, chi dovrebbe, i governi nazionali a cominciare da quello Meloni, ha l'obbligo di fare ciò che cittadini e cittadine chiedono. Per questo gli operatori e le operatrici sanitari hanno redatto un vero e proprio appello indirizzato al Governo e istituzioni, sul quale stanno raccogliendo adesioni. Tra singoli e associati stimano di aver superato le 15.000 iscrizioni .
Cosa fare
Sono tre le richieste che si leggono nell'appello che si può sottoscrivere qui : “ Al Governo : di sospendere immediatamente accordi militari e fornitura di armi ad Israele e di chiedere con urgenza il cessate il fuoco e l'apertura di corridoi umanitari per aiuti alimentari e sanitari alla popolazione di Gaza allo stremo delle forze; alle aziende e istituzioni sanitarie, agli ordini professionali, alle società scientifiche, alle università e centri di ricerca di cui facciamo parte o con le quali collaboriamo: di adottare formalmente una dichiarazione ove si riconosca il genocidio in corso e si affermi l'impegno dell'istituzione a contrastarlo con ogni mezzo a disposizione, come la petizione internazionale “ Stop the Silence : Call on accademico e associazioni professionali per riconoscere il genocidio a Gaza ” o il declinare accordi futuri”.
I numeri non mentono
Per spiegare le ragioni non solo della sua adesione, ma del lavoro capillare di informazione e coordinamento della mobilitazione in Emilia Romagna, Jonathan Montomoli , anestesista e rianimatore dell'ospedale di Rimini dice: "I dati parlano chiaro. Secondo uno studio pubblicato su The Lancet a gennaio 2025, l'aspettativa di vita a Gaza è crollata da 75,5 anni prima della guerra a 40,5 anni nel periodo ottobre 2023-settembre 2024. Un crollo di quasi 35 anni – quasi la metà rispetto ai livelli prebellici. Gli autori dello studio sottolineano che questa è una stima conservativa, poiché non include le morti indirette causate dal collasso del sistema sanitario”. E aggiunge: "Come professionisti sanitari, abbiamo giurato di proteggere la vita. Non possiamo restare in silenzio mentre un'intera popolazione viene sistematicamente privata del diritto alla salute e alla vita stessa".
Colpire chi cura
Gli ospedali sono stati tra i primi obiettivi dei cannoni e dei missili, a ricordarlo è Simona Grassi , medico internista dell'Ospedale Cardarelli di Napoli: "All'interno di questo conflitto anche i nostri colleghi hanno sofferto in maniera particolare perché sono stati attaccati praticamente tutti gli ospedali e il 70% del servizio sanitario è stato distrutto. L'Oms stima che siano morti 1.400 operatori sanitari , colpiti in maniera diretta molto spesso mentre erano al lavoro proprio per colpire la possibilità di curare le persone nella striscia di Gaza Un attacco agli operatori sanitari funzionali al genocidio. Io, come migliaia di altri colleghi in Italia, ho sentito la necessità di fare qualcosa, di dire qualcosa, di partecipare”.
Le adesioni
"Digiunare è un atto dal forte valore simbolico, ma non solo. In questo caso, il digiuno è anche un modo per mettersi concretamente nei panni delle persone a Gaza, ridotte alla fama come conseguenza della guerra. Rinunciamo al cibo per denunciare la fama reale di migliaia di uomini, donne e bambini: è la nostra fama di pace e giustizia per ciascuno di loro". Queste le prime parole del messaggio di adesione alla Giornata nazionale di digiuno firmata da Luigi Ciotti e Francesca Rispoli di Libera .
Oltre 100 sono le organizzazioni che hanno aderito all'iniziativa: dalla Fp Cgil all'Università di Pisa, dalla Casa internazionale delle donne all'Anpi provinciale, dall'Arci a Medicina democratica, solo per citarne una piccola parte.
E, come ci ha scritto Daniela Gianelli : “Stanno aderendo in tantissimi, il forma sta esplodendo”. Perché democrazia è libertà e partecipazione.