Il Parlamento europeo ha approvato mercoledì 17 dicembre una risoluzione significativa che pone l’accento sull’importanza di garantire l’accesso a un aborto sicuro e legale in tutta l’Unione europea. Il testo, adottato con 358 voti favorevoli, 202 contrari e 79 astensioni, sostiene la richiesta nata dall’iniziativa dei cittadini europei “My Voice, My Choice: for safe and accessible abortion”, che ha raccolto oltre 1,12 milioni di firme in tutta Europa. 

La risoluzione non vincolante invita la Commissione europea a valutare l’istituzione di un meccanismo finanziario volontario, sostenuto da fondi dell’Ue, per sostenere gli Stati membri che intendono garantire l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza a chi ancora non può accedervi nel proprio paese. 

I deputati sottolineano il ruolo dell’Unione nella promozione della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi, evidenziando come in molte parti d’Europa persistano ostacoli giuridici e pratici che impediscono alle donne di esercitare pienamente il loro diritto all’autodeterminazione. 

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L’aborto è un diritto negato

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“Ancora una volta, e soprattutto in tema di diritti delle donne, l’Europa si conferma centro politico di avanzamento e conquiste”, dice Esmeralda Rizzi, dell’area Politiche di genere della Cgil che ricorda la partecipazione attiva della Cgil e delle strutture territoriali alla campagna: “Un risultato che come area abbiamo cercato e perseguito e di cui siamo soddisfatte, ma soprattutto un segnale importante: nonostante l’aggressione mirata delle destre ultraconservatrici ai diritti di libertà delle donne, questo voto dimostra che, lavorando insieme, possono essere battute”.

La Cgil sottolinea come, nel mondo e in Europa, il diritto delle donne all’autodeterminazione sia spesso sotto attacco: dalla revoca del diritto all’aborto negli Stati Uniti alle restrizioni in Paesi come Ungheria, Polonia e, in alcune regioni italiane, dove persistono ostacoli all’accesso alle interruzioni volontarie di gravidanza.

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La risoluzione europea – pur non avendo valore vincolante – rappresenta un importante passo simbolico nella difesa dei diritti delle donne e nella lotta contro le barriere che ancora limitano l’accesso all’aborto in diversi Stati membri. 

Ora la palla passa alla Commissione europea, che avrà tempo fino a marzo 2026 per valutare se e come dare seguito alle richieste contenute nella risoluzione e proporre eventuali misure concrete

In un’Unione europea in cui la regolamentazione dell’aborto resta di competenza nazionale, l’adozione di strumenti di solidarietà e sostegno può contribuire ad affrontare disuguaglianze e discriminazioni territoriali, promuovendo quel principio di uguaglianza che è alla base dei valori europei.