“Ci opporremo alla deriva contenuta nell'accordo raggiunto tra le istituzioni europee”, frutto di uno “sconcertante l’allineamento verso una politica migratoria di stampo repressivo basata sull’approccio fallimentare degli hotspot da parte di un’ampia maggioranza di forze politiche presenti nel Parlamento europeo”. Non usa mezzi termini, l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) per commentare la recente intesa politica raggiunta da Consiglio, Commissione e Parlamento europeo sulle cinque tessere legislative che costituiscono il cuore del nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo.

Per i giuristi dell'Asgi, infatti, “gruppi di destra, di centro e i socialisti hanno aderito alla volontà della Commissione europea e dei governi degli Stati membri, abdicando al rispetto dei principi fondamentali di solidarietà e coesione sui diritti umani su cui l’Unione europea dovrebbe fondarsi”.

L'opposizione dell'Associazione è netta e dettagliata. L'Asgi ritiene infatti che con l'accordo si sia introdotta “la finzione giuridica di non ingresso”, in base alla quale le zone di frontiera sono considerate come “non parte del territorio degli Stati membri”. Questo “creerà pericolose zone grigie con il rischio di escludere ulteriormente le persone da una tutela effettiva dei loro diritti”

Trattenere in zone di frontiera chi entra via terra sul territorio nazionale o viene soccorso in mare, ma anche chi perde il diritto al soggiorno regolare, inoltre “significa privare inutilmente della libertà le persone, anche vulnerabili e bisognose di protezione, operando una selezione superficiale che le espone al rimpatrio in paesi in cui sono a rischio di persecuzione”.

Un vulnus sarà poi generato dal fatto che la domanda di asilo di coloro che appartengono a cittadinanze con bassi tassi di riconoscimento della protezione internazionale, con trattenimento in frontiera fino a 12 settimane, significherebbe “creare un sistema non solo repressivo ma anche discriminatorio sulla base della nazionalità”. Mentre l'estensione del trattenimento in frontiera anche oltre le 12 settimane per chi vede rifiutata la domanda di protezione significa poi “accanirsi nella violazione del diritto alla libertà personale e può esporre le persone migranti al rischio di refoulement”.

Il Trattato di Dublino, infine, con il nuovo accordo non viene certo superato. Per questo, mantenere ferma la responsabilità dell’esame della domanda di asilo per lo Stato di primo ingresso, “permetterà agli altri Paesi europei di evitare di accettare migranti sul loro territorio versando un contributo economico (anche su fondi destinati al controllo delle frontiere in Paesi terzi), scaricando così la responsabilità dell'accoglienza dei migranti sui paesi di primo arrivo, e violando il principio di solidarietà tra gli Stati membri”.

I testi definitivi, però, devono essere ancora votati dal Parlamento europeo. Asgi, quindi, esorta con forza tutti i parlamentari europei “a opporsi a questa pericolosa controriforma che nega il diritto di asilo e il diritto al non-refoulement”. Se confermate nel testo finale, molte di queste norme sono infatti “innegabilmente incompatibili con la nostra Costituzione, che prevale su qualsiasi altra normativa, quella comunitaria inclusa, nel definire come inviolabili e fondamentali il diritto alla libertà personale, il diritto d’asilo costituzionale, il diritto di difesa e il principio di uguaglianza”.