“Gli Zingari - affermava il regime nazista - hanno effettivamente mantenuto alcuni elementi della loro origine nordica, ma essi discendono dalle classi più basse della popolazione di quella regione. Nel corso della loro migrazione, hanno assorbito il sangue delle popolazioni circostanti, diventando quindi una miscela razziale di orientali e asiatici occidentali con aggiunta di influssi indiani, centroasiatici ed europei”. Con questa assurda motivazione, tra il 1939 e il 1945, saranno uccisi oltre 500.000 uomini, donne, bambini e bambine.

Erano contrassegnati dal triangolo nero degli «asociali» spesso affiancato dalla lettera «Z», per Zigeuner, « Zingari». La loro presenza risulta documentata a Dachau, a Lachenback, a Majdanek, a Mauthausen, a Buchenwald, a Ravensbr&uumlck, a Treblinka e anche a Sobibor, Belzec, Gross-Rosen, Gusen, Natzweiler, Theresienstadt.

Il 2 agosto 1944 tutti i Rom e i Sinti ancora presenti nel campo di Birkenau - quasi 3.000 persone, tra uomini, donne e bambini - saranno sterminati, e i loro corpi bruciati. Così Danuta Czech nel suo Kalendarium. Gli avvenimenti del campo di concentramento di Auschwitz Birkenau 1939-1945, ricostruisce gli avvenimenti di quella giornata: “Il campo BIIe e altre baracche che fungono da alloggio e in cui si trovano ancora zingari, sono circondati da SS armate. Nel campo entrano autocarri, con i quali 2.897 uomini, donne e bambini inermi sono portati nelle camere a gas. Dopo la gassazione, i  cadaveri degli uccisi sono bruciati nelle fosse scavate accanto al crematorio, poiché i forni crematori al momento non sono in funzione”.

Nella sola Auschwitz, verranno uccise 19 mila persone di etnia Rom (nel gennaio del 1945 gli zingari rimasti ad Auschwitz saranno pochissimi: all’appello del 17 gennaio risponderanno solo 4 uomini).

Racconterà  un medico ebreo prigioniero ad Auschwitz: “L’ora dell’annientamento è suonata anche per i 4.500 detenuti del campo zingaro. La procedura è stata la stessa applicata per il campo ceco. Prima di tutto divieto di uscire dalle baracche. Poi le Ss e i cani poliziotto hanno cacciato gli zingari dalle baracche e li hanno fatti allineare. Hanno distribuito a ciascuno le razioni di pane e i salamini. Una razione per tre giorni. Hanno detto loro che li portavano in un altro campo (…) Il blocco degli zingari sempre così rumoroso, s'è fatto muto e deserto. Si ode solo il fruscio dei fili spinati e porte e finestre lasciate aperte che sbattono di continuo”.

Dal 14 agosto del 1940 ai rom sarà stato proibito nei territori del Reich avere incarichi pubblici. Dall’11 febbraio del 1941 saranno esclusi dal servizio militare e nel marzo dello stesso anno inizieranno le pratiche di sterilizzazione degli adulti e dei bambini (nei campi di concentramento, probabilmente proprio in quanto considerati di razza pura degenerata, gli zingari vengono spesso utilizzati come cavie negli esperimenti medici e di sterilizzazione).

Gli zingari verranno con il tempo definitivamente assimilati agli ebrei nell’annullamento dei diritti personali, con provvedimenti che riguardano la loro espulsione dalle scuole tedesche, il divieto di sposare cittadini tedeschi, il loro esonero dalla carriera militare, l’esclusione dall'assistenza medica e dalla retribuzione festiva per i lavoratori, peraltro già congedati dalle fabbriche belliche o da altri impianti di interesse strategico.

In Italia non ci saranno specifici provvedimenti razziali contro gli ‘zingari’. Verso di loro saranno però - come per gli omosessuali - introdotte misure speciali di polizia a cominciare dal 1938, quando le famiglie nomadi che vivevano lungo i confini orientali, saranno deportate in Sardegna e in Basilicata, dove saranno lasciate libere a patto che non abbandonassero quelle regioni (nel 1926 le leggi di Pubblica Sicurezza portarono alla loro schedatura, classificandoli come “tipi criminali”. Una circolare del Ministero degli interni dell’agosto di quell’anno sottolineerà “l'intenzione di epurare il territorio nazionale dalla presenza di zingari, di cui è superfluo ricordare la pericolosità nei riguardi della sicurezza e dell’igiene pubblica per le caratteristiche abitudini di vita”).

Dopo l’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940, una circolare del Ministero dell’interno ordinerà ai prefetti di predisporre il concentramento degli zingari nomadi in appositi campi. L’ordine però sarà eseguito solo parzialmente per l’opposizione dei comuni ad accoglierli sul loro territorio. Per i Rom stranieri verranno creati due appositi campi, uno sul Gran Sasso in Provincia di Teramo e l’altro in Provincia di Isernia.

I due campi dureranno fino all’8 settembre 1943, quando i Carabinieri che li avevano in custodia si rifiuteranno di consegnarli ai tedeschi lasciandoli liberi di fuggire. Molti si rifugeranno in montagna ed alcuni si aggregheranno ai partigiani, partecipando alla Resistenza contro il nazifascismo.