Prosegue con impegno e determinazione in tutta Europa la campagna della Ces (la confederazione dei sindacati europei) “End the Cost of Living Crisis: Increase Wages, Tax Profits!”. La confederazione europea chiede l’innalzamento dei salari e la tassazione dei profitti come riposta alla crisi dell’aumento generalizzato del costo della vita. E ha acquisito, fin da subito, uno dei punti sui quali la Cgil si batte già da tempo: la tassazione degli extra-profitti di alcuni settori privati generati proprio dalle crisi legate alla pandemia prima e ora alla guerra in Ucraina.

Aumento dei salari, dunque, per far fronte all'impennata dei prezzi e garantire che alle lavoratrici e ai lavoratori giunga una giusta quota dei guadagni effettuati dalle aziende; promozione della contrattazione collettiva come modo migliore per ottenere una retribuzione equa; tassazione degli extra-profitti; nessun ritorno alle disastrose politiche di austerità.

Il piano in sei punti

Per questo la Ces ha proposto un “piano in sei punti”:

1) Aumenti salariali per far fronte all'aumento del costo della vita, nonché misure per promuovere la contrattazione collettiva per ottenere una retribuzione equa e un'economia sostenibile;

2) Aiuti mirati alle persone in difficoltà con le bollette energetiche, il cibo e l'affitto; il diritto al cibo e a una casa calda sono infatti diritti umani da tutelare: va introdotto il divieto alla “disconnessione” dalla rete per chi non può permettersi di pagare le bollette energetiche;

3) Introdurre un “tetto ai prezzi”, soprattutto sul costo delle bollette energetiche sul costo dei generi alimentari, e introdurre una tassa sugli extra-profitti -affinché nessuno speculi su questa crisi – insieme ad altre misure quali, ad esempio, la riduzione dei dividendi.

4) Misure nazionali ed europee di sostegno anti-crisi a tutela dei redditi e dei posti di lavoro in industria, servizi e settore pubblico, comprese le misure tipo SURE per proteggere i posti di lavoro, i redditi e per finanziare misure sociali per far fronte sia a questa crisi, che ai processi di giusta transizione ecologica e digitale;

5) Riformare il funzionamento del mercato energetico dell'UE. Riconoscere che l'energia è un bene pubblico e investire per affrontare le cause profonde della crisi, come lo scarso investimento nell’energia verde o gli effetti delle privatizzazioni nel settore energetico;

6) Garantire un ruolo formale e sostanziale ai sindacati nei tavoli atti a progettare e attuare le misure anti-crisi, rafforzando gli strumenti del dialogo sociale.

Il sostegno della Cgil

La Cgil riconosce molte delle proprie idee e del proprio impegno nei sei punti della Ces: sono ripresi di fatto tutti i “cinque” pilastri di azione stabiliti dalla confederazione italiana, e c’è parte di ciò che ha promosso nel decalogo lanciato a tutte le forze politiche in vista delle elezioni prima e del nuovo governo oggi.

C’è, in questi sei punti, tutto ciò che la Cgil ha chiesto in piazza del Popolo l’8 ottobre negli interventi di Esther Lynch, degli altri ospiti internazionali e nelle conclusioni del segretario generale Maurizio Landini.

“Siamo solo all’inizio di una lunga battaglia – precisano al Dipartimento politiche europee e internazionali della Cgil – ma con l’impegno di tutte e tutti la Cgil sta cercando di mettere sulla giusta strada l’azione sindacale europea rispetto alla crisi che stiamo vivendo. E ciò non è solo motivo di soddisfazione, ma è proprio fondamentale per avere più forza che le nostre rivendicazioni siano oggi quelle di tutto il sindacato europeo: aumentare strutturalmente i salari, tassare gli extra-profitti, rafforzare gli investimenti pubblici e affermare il ruolo determinante del ‘pubblico’ rispetto all’interesse e alle speculazioni del ‘privato’”.

Per questo la Cgil invita a sottoscrivere e diffondere la petizione della Ces: Porre fine alla crisi del carovita: aumentare i salari, tassare i profitti! | Action-Europe.