Il caso di Alissa Orlando, ex dipendente della multinazionale, che ha scelto un'altra strada: "Mi occupavo dello sviluppo della piattaforma per l'Africa orientale, poi ho capito che i driver erano impegnati cento ore a settimana per guadagnare 20 dollari. E ho detto basta". La sua start up fondata a Indianapolis nasce da qui, dalla volontà di tutelare i cosiddetti gig workers, cioè i falsi lavoratori autonomi di Uber&co sfruttati fino all'osso dalle grandi compagnie.