L’Europa si spacca tra nord e sud anche in questa emergenza, che va oltre i confini del vecchio continente. Il Consiglio europeo di ieri si è risolto con un rinvio delle decisioni che l’Unione si trova a dovere assumere per affrontare la pandemia da Covid-19 e la conseguente recessione economica, quella che si abbatterà sulle vite dei lavoratori. Durante la lunga riunione in videoconferenza, Italia e Spagna, sostenute dalla Francia, hanno chiesto decisioni immediate per sostenere gli Stati dell’Unione con un’azione congiunta e non lasciando le misure in capo ai singoli Paesi. Ma la Germania non sottoscrive la linea ‘mediterranea’, perché il Paese della cancelliera Merkel ce la potrebbe fare anche da solo, in virtù di un debito pubblico tale da potere essere espanso, e lo testimoniano le risorse che è pronto a mettere in campo e che vanno ben oltre i 30 miliardi che l’Italia dovrà reperire per fare fronte alla situazione. 

Angela Merkel, appoggiata anche dalla confinante Austria, ha proposto un rinvio delle decisioni di tre settimane, ma il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, non l’ha presa bene e, insieme allo spagnolo Pedro Sanchez, ha provato ad alzare la voce: dieci giorni, non di più, perché le decisioni urgono. Alla fine è stato raggiunto un compromesso sottoscritto da tutti i 27 Paesi, vale a dire due settimane di tempo a disposizione della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, per presentare proposte di lungo periodo e queste dovranno riguardare principalmente sanità e occupazione. Su questo secondo fronte una delle ipotesi in campo è quella del lavoro in solidarietà in stile tedesco, per mantenere i livelli occupazionali accorciando il tempo lavorato

Salda invece la posizione tedesca sull’emissione di Eurobond, una soluzione invece sostenuta ancora una volta dai Paesi del sud dell’Europa, e in particolare e da lungo tempo dall’Italia. Pare a poco sia valsa l‘apertura dei giorni scorsi della Bce e i 750 miliardi messi in campo. In ogni caso lo schema certo non è inedito, ma si può scorgere forse un elemento nuovo dato proprio dalla pandemia: nessuno dei due blocchi, nemmeno quello dei Paesi del nord, in questo momento è sufficientemente forte, o sicuro della sua forza, da avere nettamente e subito la meglio. Quindi sarà il peso che andrà acquisendo ogni singolo Stato a determinare le decisioni future che ora più che mai mettono in discussione i valori fondanti dell’unione europea, primo fra tutti quello della solidarietà.

L’Italia, nel frattempo, non può limitarsi ad attendere “l’uomo della provvidenza” (identificato questa in Mario Draghi, anche in virtù del suo recente intervento sulla necessità di interventi di Stato), e parte alla caccia di risorse per dare un segnale immediato, di protezione, alle famiglie che, chiuse nelle loro case, faticano a vedere un futuro.