113 corpi di minatori. Ammassati. Coperti di fango. È questa la scena che si sono trovati di fronte i vigili del fuoco intervenuti in una miniera di giada in Myanmar, dove le forti piogge hanno causato una frana che ha travolto decine di lavoratori. Il bilancio è ancora provvisorio e le operazioni di recupero e ricerca di sopravvissuti sono ancora in corso. La miniera è situata nel villaggio di Sate Mu, nella municipalità di Hpakant, stato di Kachin. I minatori cercavano le gemme in terreni montuosi già indeboliti da precedenti scavi. Le frane sono frequenti nella zona e le vittime provengono spesso da comunità etniche povere.

Ogni anno decine di operai muoiono nelle miniere di giada. L'estrazione di questa pietra, molto ambita in Cina, è altamente redditizia, ma il lavoro è senza regole. Gli addetti impiegati sono spesso migranti pagati pochissimo. Secondo Watchdog Global Witness nel 2014 il giro d'affari del settore ha raggiunto una trentina di miliardi di euro, denaro che quasi mai finisce nelle casse dello stato. Le abbondanti risorse naturali del Myanmar settentrionale - tra cui giada, legname, oro e ambra - contribuiscono a finanziare entrambe le parti di una guerra civile lunga decenni tra ribelli ed esercito.