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Occorre aspettare ancora qualche ora per poter leggere la legge di bilancio, quella con numeri, dati, tabelle e poste di risorse. Quella che dirà cosa entra e cosa esce, quali tagli e a chi, quanti soldi e a quanti, ma la cornice della manovra è nota – anche se il Dpfp approvato dal Parlamento è diverso da quello varato dal Consiglio dei ministri e poi inviato a Bruxelles – e restituisce mancanza di visione e di ambizione, una timida austerità e nulla per la crescita.
Critiche sono arrivate non solo dalla Cgil, ma anche dalle più autorevoli istituzioni economiche del Paese, che in forme diverse suggeriscono una riduzione fiscale per il ceto medio per sostenere i consumi interni, una riforma delle tasse e investimenti in sanità, istruzione e ricerca per guardare al futuro.
“Abbasseremo le tasse”
Lo slogan della campagna elettorale del 2022 del Centro destra era invece “abbasseremo le tasse”, inssieme alla parola d’ordine “via la Fornero”. La legge sulle pensioni non è cambiata e la pressione fiscale è aumentata, soprattutto – forse solo – per lavoratori e lavoratrici dipendenti e pensionati. Ancora: a far aumentare quanto il cosiddetto ceto medio già versa nelle casse dello Stato sarà una specie di inghippo per il quale, a causa dell’inflazione a due cifre e di una imposta progressiva non perfettamente indicizzata alla variazione dei prezzi, si è innescato un paradosso: un aumento del prelievo fiscale che non corrisponde ad un rispettivo aumento della capacità contributiva di lavoratori e pensionati. Si tratta del fiscal drag.
Restituire il fiscal drag
Una volta c’era la scala mobile: le buste paga in automatico aumentavano con l’aumentare dell’inflazione, e c’era la restituzione del drenaggio fiscale raccolto in maniera sperequata rispetto agli aumenti di reddito. Oggi, invece, il governo grazie a questo meccanismo perverso ha raccolto ben 25 miliardi nel triennio 2022-2024. Soldi che dovrebbero tornare nei conti corrente di lavoratrici, lavoratori e pensionati.
Drenaggio fiscale che non solo non è stato restituito e non è stato destinato a spesa sociale e investimenti pubblici, ma viene utilizzato per generare ancor più austerità rispetto a quella già prevista, allo scopo di attivare - dal 2026 - la clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità e crescita (Psc) per scomputare le spese per il riarmo e indebitare ulteriormente il Paese nella direzione dell’economia di guerra.
Quale riforma fiscale serve
La Confederazione guidata da Maurizio Landini chiede una riforma fiscale “costituzionale”, che sia cioè improntata a una reale progressività. Ovviamente non è possibile avere tutto e subito ed è bene sapere che -come avrebbe detto un vecchio saggio – il meglio è nemico del bene, è per questo che la Cgil ha proposto due piani di interventi, uno immediato da scrivere in legge di bilancio il secondo urgente certo, ma con tempi più distesi.
Innanzitutto, per la Cgil occorre scrivere nero su bianco in legge di bilancio (se il governo volesse è davvero ancora in tempo per farlo) la restituzione del fiscal drag a lavoratrici e lavoratori dipendenti e ai pensionati. Poi, siccome errare è umano ma perseverare è diabolico, occorre individuare quei meccanismi perché questo prelievo anomalo non si ripresenti.
Bisogna dunque neutralizzare il futuro drenaggio fiscale, utilizzando l’indicizzazione all’inflazione di Irpef, Isee ed esenzioni. Ma non basta: è cosa nota che il potere di acquisto di salari e stipendi, negli ultimi anni, è diminuito di circa il 9%. Non è solo profondamente ingiusto, ma è anche economicamente sbagliato. Da Banca d’Italia in giù hanno detto che l’unica via per sostenere l’economia italiana è sostenere la domanda interna, e uno dei modi per farlo è il rinnovo dei ccnl e la detassazione degli aumenti. Infine, come è ovvio, la richiesta di Corso d’Italia è netta: la piena perequazione delle pensioni, con il rafforzamento e l’estensione della quattordicesima per chi è in quiescenza.
Chi ha tanto dia un po’
Anche in questo caso la proposta di contributo di solidarietà avanzato dalla Cgil, non è solo uno strumento di giustizia sociale, fiscale, giustizia e basta. Ma è anche uno strumento di sostegno alla crescita. Se chi ha molto versa allo Stato pochissimo del proprio reddito, parteciperà allo stimolo della domanda interna e quindi alla crescita dell’economia nazionale.
E allora ecco la proposta: a chi possiede oltre 2 milioni di reddito (sono in 500 mila) si applichi un’aliquota dell’1,3%. In questo modo si otterrebbe un gettito aggiuntivo di 26 miliardi che andrebbero spessi per sanità, istruzione, non autosufficienza, politiche abitative, politiche sociali, trasporto pubblico.
Sembrerebbe una cosa auspicabile e di buon senso. Eppure il governo non solo non l’ha presa in considerazione, ma probabilmente non ha ascoltato bene, non ne ha proprio capito il senso.
Il perimetro della riforma
Subito dopo il varo della manovra andrebbe ripensato il fisco italiano riportandolo sui cardini definiti dai costituzionalisti: progressività e capacità contributiva. Quanto mai princìpi traditi. E allora è lì che occorre tornare. E a suggerirlo sono anche Ufficio parlamentare di bilancio, Corte dei Conti e Banca di Italia. Alcune cose pratiche che andrebbero fatte: andare a prendere i soldi dove ci sono – così dice la Carta – da extraprofitti, profitti, rendite, grandi ricchezze, evasione fiscale e contributiva. E ovviamente occorre chiudere il cassetto di flat tax, condoni, sanatorie e concordati tornando a costruire una vera fedeltà fiscale.
La manifestazione del 25 ottobre
La partecipazione e le piazze servono. Si è visto quando le manifestazioni e lo sciopero generale voluto dalla Cgil hanno contribuito a svelare che il re della guerra e del genocidio è nudo e a spingere i governi a “costringere” Israele al cessato il fuoco e Hamas alla restituzione degli ostaggi. E allora l’appuntamento è a Roma il prossimo 25 ottobre per sostenere con la propria partecipazione la piattaforma della Cgil: “Democrazia al lavoro”.
Per aumentare salari e pensioni, per dire NO al riarmo, per investire su sanità e scuola, per dire NO alla precarietà, per una vera riforma fiscale. Concentramento a P.zza della Repubblica, ore 13:30, conclusione a piazza San Giovanni in Laterano.