Tra gli obiettivi di Next generation Eu vi è quello di ridurre i divari territoriali. Nel nostro Paese, si sa, sono assai profondi soprattutto tra Nord e Sud e questa è una delle ragioni della quota consistente di risorse assegnate all’Italia, oltre 200 miliardi. Nel 2021 venne approvata una norma che destina il 40% della spesa pubblica al Mezzogiorno e questo, ovviamente, vale anche per le Risorse del Pnrr. Bene, si dirà, ma non tutto quello che brilla è luce reale.

Il Dipartimento delle Politiche di coesione, che fa capo a Palazzo Chigi, ha da poco completato una prima istruttoria sul rispetto di questo vincolo nei bandi fin qui emanati per il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ed è risuonato forte il suono di un campanello d’allarme. Secondo lo studio il rispetto di questo vincolo è messo in pericolo da vari fattori: innanzitutto manca una clausola di salvaguardia che impedisca che le risorse non immediatamente impegnate per mancanza di progetti restino vincolate alle regioni meridionali. Secondo Ferdinando Ferrara, responsabile del Dipartimento, è a rischio un terzo degli 86 miliardi destinati al Sud.

Quanto questa preoccupazione sia reale lo testimonia, purtroppo, l’analisi di alcuni bandi già emanati. Bandi rilevanti perché sono quelli, ad esempio, destinati a colmare i divari di infrastrutture sociali. Sono stati stanziati ben 2,4 miliardi di euro per gli asili nido, la scadenza del bando è stata prorogata perché sono stati presentati pochissimi progetti, soprattutto nelle regioni meridionali, Sicilia e Calabria le vere maglie nere.

La situazione è talmente grave che Cgil Cisl e Uil hanno inviato una richiesta urgente di incontro al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e alla ministra della Famiglia Elena Bonetti. Secondo la Cgil: “Si sta parlando di somme ingenti, tre miliardi dedicati alla costruzione di infrastrutture per i servizi ai bambini 0-5 anni (non solo nidi) che ad oggi hanno visto una insufficiente partecipazione di tutto il Paese, in particolare delle aree del Mezzogiorno. La nostra organizzazione è impegnata così a seguire passo passo lo svolgimento delle procedure finalizzate alla realizzazione del piano monitorando costantemente la situazione. Ciò anche per evitare che a causa di ritardi, inerzie, inadempienze da parte dei soggetti istituzionali interessati si corra il rischio di non utilizzare pienamente le risorse a disposizione”.

Per capire meglio cosa sta accadendo, come i territori che più di altri hanno bisogno di investimenti per creare non solo occupazione e ricchezza, ma anche opportunità sociali per cittadini e cittadine, compiamo un viaggio in due tappe chiedendo ai segretari generali della Cgil delle regioni del Sud di raccontarci come stanno andando le cose.

Per Angelo Summa, segretario generale della Cgil in Basilicata, “Per ridurre i divari tra Nord e Sud le infrastrutture sociali sono quasi più importanti di quelle materiali. Eppure, per quanto riguarda i bandi per gli asili nido rischiamo di perdere i 195 milioni destinati alla nostra regione”. Certo, le cose non vanno meglio in Campania. Nicola Ricci, segretario generale della Cgil, osserva: “Su 550 comuni solo 99 hanno presentato progetti per gli asili nido per 122 milioni sui 328 disponibili”. In Sardegna la situazione è tale che sul sito della Regione non compare nessun progetto presentato. Samuele Piddiu, segretario generale della Cgil nell’isola, appare quasi sconcertato: “Per quanto riguarda gli asili nido la Sardegna ha una condizione molto diversificata. In alcuni territori abbiamo anche sovrabbondanza di posti, mentre ci sono aree completamente sguarnite. Il Pnrr avrebbe dovuto far recuperare questo gap, ad oggi, purtroppo, non esistono progetti che vanno in questa direzione”.

Meglio non va per i bandi emanati sui rifiuti e l’economia circolare. È ancora Ricci a parlare: “L’unico vero progetto presentato è quello della diga di Monte Lattaro che indubbiamente è una grande opera, ma non può bastare”. Su questo versante le cose, in Basilicata, hanno intrapreso una strada migliore. Aggiunge Angelo Summa: “Sui bandi sull'economia circolare le cose stanno messe un po’ meglio, su 131 comuni, 105 hanno aderito ai progetti per i 70 milioni di euro a disposizione. C'è stato un coordinamento di un ente sub regionale che ha supportato i comuni. Questa è la dimostrazione che quando vi sono strutture ad hoc le cose funzionano meglio”. Dalle Sardegna, invece, non arrivano notizie.

Ma qual è la ragione di questo ritardo? La risposta dei segretari è praticamente unanime. I Comuni, depauperati di personale a causa di tagli e blocchi del turn-over non sono in grado di presentare i progetti necessari a partecipare ai bandi. E Nicola Ricci fa suo l’allarme lanciato dal rapporto del Dipartimento per la Coesione: “Siamo molto preoccupati perché questo governo non si assume la responsabilità di assegnare le risorse: anche se c'è un decreto che prevede il 40% al Sud, in realtà non le vincola ai nostri territori”.

I tre dirigenti sindacali hanno però le idee chiare su cosa serve ai territori meridionali. “La regione – afferma Summa – deve costituire una struttura di missione con tecnici in grado di supportare i Comuni, non solo nel redigere i progetti ma anche di accompagnarli nella fase di realizzazione”. “Serve una vera e propria cabina di regia con all’interno anche le organizzazioni sindacali - aggiunge Nicola Ricci - e poi un piano di assunzioni nella pubblica amministrazione in grado di restituire alle istituzioni pubbliche la capacità di progettazione e quindi la capacità di costruire città e territori a misura di donne e di uomini”.

“La Cgil chiede – conclude Samuele Piddiu - che venga utilizzata questa grande opportunità per costruire un nuovo vero modello di sviluppo per la nostra Regione, che passi dai temi della transizione molto cari alla nostra organizzazione. Si potrebbe utilizzare il nostro territorio come piattaforma sperimentale per progetti di ricerca e di sviluppo di nuovi modelli produttivi. Ma purtroppo ad oggi, la mancanza della cabina di regia, la mancanza di ogni genere di interlocuzione con il governo regionale non ci fa ben sperare”.

Prossima tappa del nostro viaggio in Sicilia, Calabria e Puglia.