L'istruzione è un diritto, anche in carcere. Per questo la Cgil di Torino ha raccontato il primo giorno di maturità al “Lorusso-Cutugno”, attraverso le voci di due docenti. La sezione carceraria del “Primo Liceo Artistico” rischia di chiudere per i tagli del Ministero.

“Siamo uno dei pochi legami che rimangono con il mondo esterno per i ragazzi all’interno – spiega la professoressa Hadil, docente della sezione carceraria del “Primo Liceo Artistico” –. Imparano, crescono, sono sereni e hanno un rapporto con noi meraviglioso. Il futuro di questi ragazzi, come il nostro, è molto molto precario in questo momento, ci saranno dei tagli molto importanti, soprattutto per quanto riguarda la nostra scuola, vorrebbero tagliare il primo periodo, quindi primo e secondo anno. Il che equivale a uccidere la scuola. Il diritto all’istruzione è fondamentale, il fatto che siano in carcere comunque implica già di fatto un taglio su tantissimi altri loro diritti. Togliergli anche il diritto all’istruzione che in questo momento per loro è davvero l’unica strada sarebbe drammatico”.

Lavorare in carcere non è un gesto di pietà, ma un atto di giustizia – racconta il professor Leardo, collega di Hadil –. E la recidiva scende al di sotto del 9% nel caso delle persone che hanno l’opportunità di poter seguire un corso di istruzione scolastico o hanno l’opportunità di poter lavorare all’interno del carcere. Questi tagli annunciati hanno frammentato delle cattedre che storicamente avevano una continuità. Alcuni di noi docenti dovranno andare a lavorare in altri istituti e questo comporterà sicuramente una perdita di risorse, di energie che graverà sull’efficacia della nostra didattica in carcere”.