È facile abituarsi lentamente al peggioramento delle condizioni, fino a quando una società perde la sua vitalità, quasi senza accorgersene.

Panna Kelmen, giovane studentessa ungherese, conosce bene questa realtà. Dopo aver lasciato Budapest dieci anni fa, quando l’Ungheria era poco nota nel resto d’Europa, è tornata a viverci da due anni. All’estero, il suo Paese era spesso ignorato o associato a stereotipi negativi: oggi invece è noto, ma purtroppo per motivi legati alla repressione e all’autoritarismo.

Il Pride di Budapest del 2025 ha assunto un significato che va ben oltre la semplice difesa dei diritti LGBTQIA+. È diventato un momento di lotta per la libertà di espressione, per la democrazia e per i valori fondanti dell’Europa. Manifestare non è più un diritto scontato né una garanzia di sicurezza. Proprio per questo molti hanno deciso di partecipare per la prima volta, consapevoli che si sta mettendo in discussione il diritto fondamentale di parlare liberamente.

La decisione del governo Orbán di vietare il Pride rappresenta una svolta repressiva grave. Fino a pochi anni fa, un simile divieto sembrava possibile solo in Paesi lontani dagli ideali europei. Invece oggi accade nel cuore dell’Europa, senza che le istituzioni mostrino la fermezza necessaria per reagire.

Per questo motivo una delegazione sindacale europea ha scelto di essere presente sul posto. La Cgil, insieme alla Confederazione europea dei sindacati (Etuc), ha voluto ribadire con forza che i diritti fondamentali non sono negoziabili. La partecipazione attiva della società e la solidarietà internazionale sono gli unici strumenti per fermare le derive autoritarie che minacciano l’Unione.

Il Pride di Budapest è diventato un campanello d’allarme: non più solo una battaglia identitaria, ma un appello collettivo per difendere il diritto all’esistenza, alla partecipazione e al dissenso.

Di fronte a quanto accade in Ungheria, l’Europa si trova a un bivio: potrà scegliere se mantenere viva la promessa di libertà su cui è stata fondata o lasciarla spegnere lentamente. La battaglia viene portata avanti dai volti e voci che abbiamo raccolto in un video.