“Nel 1992, la legge n. 257 ha messo al bando l’uso dell’amianto e dell'eternit nella produzione di qualsiasi immobile e oggetto. Oltre a questo ha indicato due compiti da assolvere per ogni territorio: predisporre il piano regionale amianto e censire tutti i siti nei quali questo materiale è presente, al fine di procedere alla sua rimozione e bonificare i siti. Ma dopo 32 anni la Regione Lazio non ha fatto nulla di tutto ciò”. Così, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio.

“Eppure – continua la nota – soltanto nella regione Lazio i siti contaminati si aggirano intorno al milione di metri quadri; si tratta di rivestimenti, intercapedini, tubature, cassoni, abbeveratoi. L'amianto si trova in quasi 1200 edifici pubblici, mentre una stima sulla quantità di eternit e amianto negli edifici privati indicherebbe (per difetto) almeno 350 mila tonnellate fra coperture e tetti. Almeno l’8% delle scuole contiene amianto. Nei giorni scorsi i mezzi d’informazione hanno citato siti contaminati quali ospedali, uffici comunali, scuole, depositi di trasporto pubblico e altri siti”.

Fino al 2018 nel Lazio il 28% del totale nazionale dei casi di mesotelioma

“Dal punto di vista delle conseguenze, non solo si continua a morire ma il numero di chi contrae malattie asbesto correlate e conseguenti decessi è in aumento. Questo ci dice il Registro nazionale dei mesoteliomi (Re.Na.M): nella nostra regione in particolare i mesoteliomi censiti fino al 2018 sono stati 1448, il 28% per cento del totale nazionale (di 5.084 casi). L'Osservatorio Nazionale Amianto (O.N.A.) ha censito nel nostro territorio per il 2023 circa 110 mesoteliomi, con un impatto di circa 100 morti. A questi vanno sommate oltre 220 diagnosi di tumore al polmone asbesto correlato, il 90 per cento dei quali con esito mortale. E poi tutte le altre patologie asbesto correlate, per un totale di 500 morti nel solo 2023”.


L’esposizione è sia di natura ambientale, sia professionale: oltre al rischio che corre chi lavora nelle ditte di smaltimento dell'eternit, per almeno il 15% dei casi di mesotelioma l’esposizione professionale deriva dalle attività nelle costruzioni, più dell’8% nella metalmeccanica, il 7% nel tessile, il 7% nella cantieristica navale e il 4,1% nel comparto Difesa.


“Il decorso delle malattie asbesto correlate – ricorda la Cgil Roma Lazio – è subdolo, silente, lentissimo: quasi mai chi viene colpito riconosce i sintomi prima di 10, 15 se non 20 anni. E purtroppo è spesso troppo tardi. Oltre ad attuare quanto la legge richiede, occorre che la Regione si decida a un’azione sia sul versante preventivo (identificazione e isolamento dei siti, bonifica, smaltimento, monitoraggio attraverso le strutture sanitarie nei territori a rischio), sia nell’assistenza alle persone colpite e alle loro famiglie”.

“Abbiamo chiesto più volte – scrive il sindacato – un incontro alla Regione sia nella precedente, sia nell’attuale consiliatura. Ma nessuna risposta è giunta: la strage senza fine dell’amianto continua silenziosa e indisturbata. Oltre a denunciare questa colpevole inazione da parte della Regione, riteniamo sia giunto il momento di una mobilitazione generale e capillare in tutti i territori da parte delle cittadine e dei cittadini, delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, a partire dai siti nei quali questo materiale mortale è presente. La Regione Lazio apra il confronto su questo e su tutti i temi legati alla sicurezza e salute sul lavoro”.