Il 10 dicembre 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva e proclama la Dichiarazione universale dei diritti umani. La Carta sarà votata dall’Assemblea formata in quel momento da 58 Paesi (senza l’Italia entrata a far parte del consesso il 14 dicembre 1955): 48 di essi si dichiareranno a favore e firmeranno il documento, otto saranno gli astenuti, due gli assenti, nessun contrario.

Pur non essendo formalmente vincolante per gli Stati membri, in quanto dichiarazione di principi, il testo riveste un’importanza storica fondamentale in quanto rappresenta la prima testimonianza della volontà della comunità internazionale di riconoscere universalmente i diritti che spettano a ciascun essere umano.

La Magna carta internazionale

Eleanor Roosevelt, sua ispiratrice, la definirà Magna Carta internazionale dell’intera umanità.

“Ci troviamo oggi - dirà - alla soglia di un grande momento nell’esistenza delle Nazioni Unite e dell’Umanità. Questa dichiarazione potrebbe diventare la Magna Carta internazionale, per ogni uomo ed in ogni luogo”.

La Dichiarazione è composta da un preambolo e da 30 articoli. Nel Preambolo si legge:

L’Assemblea Generale proclama la presente dichiarazione universale dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l’insegnamento e l’educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l’universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.

L'essenza della Dichiarazione 

Il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani ribadisce:

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza (…) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indi- pendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità (art. 2). Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese (art. 13) Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni (art. 14). Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza (art. 15) Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione (art. 16). Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità (art. 22). Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione (art. 23). Ogni individuo ha diritto all’istruzione (art. 26)  Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati (art. 28).

Accoglienza, ius soli, diritti di cittadinanza, diritti civili e politici, diritto al lavoro e allo studio. Forse basterebbe non dimenticare quello che noi stessi, anni fa, avevamo già previsto. Sono passati settantaquattro anni dal 10 dicembre 1948 quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, riunitasi a Parigi, approvava la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo promettendo all’umanità, uscita stremata dagli orrori della seconda guerra mondiale, l’inizio di una storia nuova.

Non è andato tutto bene. Ma la storia si scrive giorno per giorno. “Tu devi essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”, diceva Gandhi. Bene, impegniamoci per essere quel cambiamento. Noi. Tutti. Adesso. Se non ora, quando?