Oltre un anno fa, mentre l’Italia chiudeva per Covid, le fabbriche di armi potevano decidere autonomamente se rimanere aperte grazie ad una concessione del governo, che arrivò definirle «apicali». Qualche settimana fa, invece, le Commissioni di Camera e Senato hanno redatto una relazione che permetterebbe di investire parte dei fondi del Recovery Plan proprio per finanziare la produzione di armamenti.

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Ma quanto vale effettivamente il comparto italiano di Aerospazio, Difesa e Sicurezza? Secondo uno studio realizzato nel 2018 dal gruppo di consulenza Ambrosetti, nel complesso, 13,5 miliardi di euro all’anno. A detta dell' Aiad, la Confindustria militare, il totale delle aziende del settore avrebbe sviluppato poi un fatturato pre-covid di 15,5 miliardi. Mentre altre stime arrivano a quota 16,2. Se si confronta questo dato con il Pil del 2020 si arriva a superare di poco la quota dell’1%.

L'industria militare inoltre, sempre secondo stime industriali, occupa circa 50.000 persone che arrivano a quota 230.000 se si considera l'indotto, che peraltro non è solo militare. Anche in questo caso si tratta dell'1% dell'intera forza lavoro italiana a fine 2020.

Ma quante armi esporta l'Italia e a chi sono dirette? I dati più recenti sono quelli relativi al 2019, quando dal nostro paese è uscito materiale d’armamento per 5,17 miliardi di euro, un dato sostanzialmente in linea con quello del 2018. ma comunque più alto dell’80% rispetto al 2014. Da anni sono ormai stabilmente oltre 80 i paesi di destinazione. Da notare che il maggiore acquirente nel 2019 è stato l’Egitto di al-Sisi, che ha pagato 871,7 milioni di euro, seguito dal Turkmenistan, 446,1 milioni, e Regno Unito, 419,1.

E non c'è da stupirsi. Perché tra le prime 10 destinazioni dell'export italiano troviamo solo 4 Paesi che fanno parte della Nato. Complessivamente il 62,7% dell’export ha infatti come destinazione aree fuori dall'Alleanza atlantica e dall’Unione europea, come Africa settentrionale e Medio Oriente. 338 milioni di euro di armi sono finite tra l''altro alla Turchia di Erdogan, che Mario Draghi ha recentemente definito senza mezzi termini come “un dittatore”. Per quanto riguarda le imprese, invece, ai vertici della classifica troviamo Leonardo, con il 58%. Seguita a grande distanza da Elettronica spa, Calzoni srl, Orizzonte Sistemi Navali e Iveco Defence Vehicles.

Il business delle armi nostrane, insomma, non conosce crisi. E i migliori clienti restano ovviamente paesi non proprio democratici nelle aree più calde del mondo.

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