“Finalmente una buona notizia. Viene riconosciuto il diritto alla pensione ai lavoratori in part time verticale ciclico. Un risultato importante dopo anni di battaglie sindacali e cause legali”. A tirare un sospiro di sollievo per l’obiettivo raggiunto è Gabriela Mella, Inca Cgil nazionale. A contenere la norma che sana questa prolungata ingiustizia è la Legge di Bilancio 2021, nella quale vengono riconosciuti, ai fini dell’anzianità contributiva, tutti i periodi, anche quelli di sosta lavorativa. A beneficiare di questa novità sono infatti tutti quei lavoratori, ad esempio nelle mense scolastiche, attivi solo in un determinato periodo dell’anno. In pratica, chi è in regime di part time ciclico verticale, fino al 2020, se lavorava 8 mesi su 12, maturava un’anzianità pensionistica di 8 mesi in un anno. Oltre al danno dovuto al fatto di non ricevere reddito nei 4 mesi di stop, non gli venivano versati neanche i contributi. Una discriminazione palese, visto che per raggiungere i requisiti pensionistici doveva lavorare per un periodo più lungo rispetto agli altri lavoratori.

In virtù della norma, si legge sul sito del patronato, più precisamente il numero delle settimane da assumere ai fini pensionistici si determinerà rapportando il totale della retribuzione annuale al minimale contributivo settimanale. Per i contratti di lavoro a tempo parziale prima della data di entrata in vigore della Legge di Bilancio, il riconoscimento dei periodi non interamente lavorati è subordinato alla presentazione di un'apposita domanda dell'interessato corredata da idonea documentazione. 

In attesa della circolare dell’Inps, l’invito del sindacato a tutti i lavoratori interessati è quello di rivolgersi al proprio delegato o alla propria categoria, al fine di conoscere i propri diritti e verificare la posizione contributiva attraverso gli operatori dell’Inca.

Un’attività di informazione che sui territori è già partita. Proprio in questa settimana la Camera del Lavoro di Parma ha organizzato una conferenza stampa nella quale sono intervenuti il segretario confederale, Matteo Rampini, e il direttore dell’Inca provinciale, Luca Ferrari (video a cura di Glenda Pelosi, ufficio stampa Cgil Parma).

 

 

Con loro anche Silvia Sartori, della FP CGIL provinciale, Massimo Petrolini, della FLAI CGIL Parma e Sirio Schivazzappa, della segreteria FILCAMS CGIL Parma.

 

 

“Il Patronato Inca Cgil Parma – hanno detto i relatori in conferenza stampa – insieme alle principali categorie sindacali coinvolte nell'applicazione di questa tipologia contrattuale (commercio e servizi, alimentaristi, privato sociale che rientra nella categoria della Funzione Pubblica), ha già raccolto diverse centinaia di casi, in particolare tra addetti alle mense scolastiche, educatori ed operai ex stagionali, in gran maggioranza donne. L'obiettivo era proporre ulteriore contenzioso legale al fine di ottenere la modifica normativa che infine è arrivata”.

“Le lavoratrici e i lavoratori coinvolti in alcuni casi possono anticipare il pensionamento, grazie al recupero di 3 o 4 mesi di anzianità contributiva per ogni anno di lavoro. Il riconoscimento è retroattivo e sarà dietro domanda per i periodi antecedenti l'attuale attività lavorativa, mentre avverrà d'ufficio per i contratti in essere”.

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