Cgil e Fondazione Di Vittorio hanno presentato il IX rapporto “Migrazioni e sindacato” (edito da Ediesse) partendo da un assunto: “Le migrazioni sono sinonimo di cambiamento, e a loro volta si trasformano interagendo con altri fenomeni”. Questa edizione del volume Migrazioni e sindacato intende proprio restituire uno sguardo sulla condizione dei lavoratori e delle lavoratrici migranti in rapporto con il sindacato, all'avvio di un passaggio storico segnato dalla pandemia di Covid-19.

Numerosi gli interventi, a cominciare dal segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra. A seguire la presentazione del rapporto a cura di Beppe De Sario, Fondazione Di Vittorio, ed Emanuele Galossi, Inca Cgil. Si è poi discusso di come andare oltre la pandemia, verso nuovi confini e una nuova società per le politiche migratorie, con le parole del presidente della Fondazione Di Vittorio Fulvio Fammoni, del vice ministro dell’Interno Matteo Mauri e dei segretari confederali di Cisl e Uil Andrea Cuccello e Ivana Veronese.

A concludere l'iniziativa l'intervento del segretario generale della Cgil Maurizio Landini che ha sottolineato "il ruolo delle organizzazioni sindacali che, mettendo al centro la persona, indicano la necessità di una nuova cultura del lavoro". Il numero di adesioni al sindacato tra i lavoratori migranti è in crescita, "ma il loro grado di rappresentanza dentro le organizzazioni sindacali è totalmente sbilanciato in termini negativi". Per Landini "non possiamo continuare a chiedere agli altri di cambiare e noi non affrontare i cambiamenti organizzativi che una nuova cultura deve portare, noi come Cgil vogliamo ragionare in questa direzione, sarebbe utile e interessante se ci fosse una capacità di tutto il sindacato confederale per allargare il livello di rappresentanza" dei migranti. Tanto più, ha aggiunto, che "sono più italiani che sono andati all'estero dei migranti che sono arrivati nel nostro Paese".