Carlo Poggioli è uno dei costumisti più rappresentativi del cinema italiano, nonché un professionista che anche Hollywood ci invidia. Sono suoi i costumi di molti dei film di Paolo Sorrentino. È presidente di Asc (Associazione italiana scenografi costumisti arredatori). Torniamo indietro di qualche giorno, alla serata dei David di Donatello, quando abbiamo visto registi e attori in prima fila in una location sfavillante. Mentre le maestranze venivano premiate nel sottoscala definito da Carlo Conti una location d’eccezione.

Poggioli, come commenta quanto successo alla premiazione?

Il problema di fondo è stata la scelta del luogo. Se davvero l’obiettivo era dare dei premi separati per mostrare le meravigliose location che abbiamo a Cinecittà, questa poteva essere anche una buona idea. Ma allora perché scegliere un luogo così infausto, mettendo i nostri scenografi e consumisti in cima a una scaletta? Lì non si percepiva il senso del grande spettacolo che invece si stava svolgendo nel Teatro 5. Questa è la cosa che ci ha fatto male, perché Cinecittà ha dei set meravigliosi, come il Teatro 18, il più grande d’Europa per le tecnologie di cui dispone. C’è una scenografia meravigliosa, fondali pazzeschi. Siamo rimasti un po' male di questa scelta forse affrettata. Non vogliamo colpevolizzare nessuno, soprattutto perché sono anni che collaboriamo con i David, con l’organizzazione diretta da Piera Detassis, che ci ha dato tanto negli ultimi anni. C’è sempre stata grande collaborazione.

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E allora come si spiega quanto è successo? Non è una di quelle “cronache di una polemica annunciata” che si sarebbero potute evitare?

Io credo sia stata una scelta affrettata. Come ho già detto Cinecittà vanta dei set molto belli e attualmente allestiti. Però c'è stata una certa superficialità nella scelta e si è optato per il posto veramente più brutto, che dunque ha scatenato una sorta di classifica tra premi di serie A e premi di serie B. E invece bisognerebbe far conoscere al pubblico i nostri scenografi, i nostri costumisti, che tra l’altro sono quelli che hanno in assoluto ricevuto più premi dall’Academy degli Oscar. Relegare queste due categorie, e quella dell’arredatore, in un posto così infausto è una cosa che ci ha dato davvero molto fastidio, a fronte del grande spettacolo che si svolgeva dall’altra parte. La cosa sbagliatissima è considerare le nostre professioni come l’apporto minore a un progetto cinematografico e non dare il giusto riconoscimento anche agli artigiani e a tutto l'indotto che lavora alla realizzazione di un film. Sarebbe importante spiegarlo al grande pubblico e valorizzare il nostro lavoro. Lo sa che c’è ancora chi scambia la professione dello scenografo con quella dello sceneggiatore?

Si conosce molto poco di questo settore produttivo. Ma se il cinema è lo specchio del paese e i David sono lo specchio del cinema italiano, l’immagine riflessa è quella di un atteggiamento molto snob degli artisti nei confronti delle maestranze. Concorda?

Devo essere sincero, dopo questo spiacevole episodio abbiamo avuto un grandissimo appoggio anche da registi e attori, anche quelli presenti al Teatro 5, che si sono lamentati di aver assistito a questa divisione. Molti hanno fatto dichiarazioni pubbliche, per esempio Daniele Vicari ha detto che non sarebbe possibile per i registi fare un film senza tutti i vari collaboratori. Diversi attori hanno sottolineato che non potrebbero nemmeno muoversi in una scena senza il costume giusto per il loro personaggio. C'è stata veramente una grande solidarietà.

C’è stato un confronto a freddo con l’organizzazione dei David?

Abbiamo suggerito a loro e alla Rai che forse dal prossimo anno bisognerebbe organizzare qualcosa prima della serata, o dopo la presentazione al Quirinale. Proprio con l’obiettivo di dare spazio ai nostri mestieri mostrando, anche attraverso un servizio magari, cosa fa uno scenografo, un costumista, un arredatore, un truccatore. Raccontare il nostro lavoro.

Nell’ultimo anno il cinema italiano ha vissuto una pesante battuta d’arresto delle produzioni. A maggior ragione sarebbe stato importante coinvolgere nella festa tutti coloro che ne hanno pagato le conseguenze. Condivide?

Assolutamente sì. Se solo io penso a un anno fa, noi di Asc ricevevamo ogni giorno telefonate dai colleghi delle produzioni, che erano in cerca di sarte, scenografi, truccatori, parrucchieri, e non sapevamo più dove trovarli, perché stavano lavorando tutti. E infatti lì è successa una cosa un po' spiacevole, perché molti che non erano professionisti del settore, approfittando dell’alta richiesta si sono improvvisati, pur senza essere preparati, mentre noi siamo famosi in tutto il mondo per il nostro lavoro di artigianato sui set. Ma d’altronde la lista dei professionisti si era esaurita, perché negli ultimi anni non c'era mai stata tutta questa mole di lavoro. E poi all’improvviso si è fermato tutto. Io purtroppo ricevo giornalmente telefonate di colleghi che cercano lavoro, che vogliono capire cosa succederà con il tax credit, perché su quel fronte il governo è fermo. Non sappiamo se verrà rinnovato, se ci saranno dei correttivi. Sono partite pochissime produzioni. In più continuano a mancare i professionisti, perché da questo punto di vista in Italia la formazione è poca o nulla. Noi come Asc abbiamo fatto la bellissima esperienza delle Botteghe artigiane, realizzate in collaborazione con Cinecittà Lab e grazie all’impiego dei fondi del Pnrr. Un percorso di formazione rivolto ai giovani che ha avuto uno strepitoso successo. La formazione riguardava settori come quello della falegnameria, e hanno partecipato anche tante donne. I pittori di scena, per esempio, sono fondamentali. Quelli bravi lasciano l’Italia e vanno a lavorare all’estero. I tagliatori dei costumi, altra figura fondamentale. E noi speriamo che appena si riavvieranno nuovi progetti, questi giovani che abbiamo formato possano essere inseriti direttamente nel mercato del lavoro.

Ci lasciamo con l'augurio che l'anno prossimo ai David vedremo un altro film.

Certamente. Speriamo che da questo spiacevole episodio la nostra collaborazione ne esca comunque rafforzata, per rendere questo premio ancora più bello. Se ci coinvolgeranno.