Durante le prime ore del mattino del 19 maggio 1944 cinquantanove civili italiani vengono trucidati in località Fontanafredda, sulle pendici del Bric Busa, nelle vicinanze del passo del Turchino (diciassette delle vittime erano scampate alla strage della Benedicta compiuta solo un mese prima LEGGI). La strage segue di qualche giorno l’attentato al cinema Odeon di Genova.

Nell’attentato compiuto alle ore 19 del 15 maggio da un gappista che si era travestito da tenente della Wehrmacht erano morti quattro marinai tedeschi e altri sedici erano feriti (uno di loro morirà nei giorni successivi). Le modalità di fucilazione, come già per la strage alle Fosse Ardeatine (LEGGI), saranno particolarmente crudeli.

Prelevate di notte dal carcere genovese di Marassi le vittime, molte non ancora ventenni, saranno trasportate a bordo di camion al passo del Turchino e di lì, dopo un percorso di un paio di chilometri, condotte fino ai prati del versante meridionale del Bric Busa.

Tra IV sezione del carcere di Marassi e Casa dello Studente vengono prelevati 42 prigionieri in attesa di giudizio, ma il prefetto Basile decide di aggiungere altri 17 partigiani che erano scampati al precedente massacro della Benedicta, poche settimane prima. I prigionieri vengono fatti salire a gruppi di sei su delle passerelle di legno disposte su una grande fossa in modo che ognuno, prima di morire, potesse vedere i cadaveri dei suoi compagni.

Ai parenti non viene detto nulla per giorni, anzi in carcere si continuano ad accettare i pacchi di cibo e vestiario che le famiglie inviano loro. Poi però i pacchi cominciano a essere rifiutati e ai familiari delle vittime si comincia a raccontare di un fantomatico trasferimento in Germania. Saranno i familiari stessi a scoprire l’atroce verità recandosi personalmente sul luogo della strage e cominciando a scavare alla ricerca dei corpi.

Il 20 maggio sulla stampa cittadina apparve un comunicato, che annuncia: “A titolo di rappresaglia per il vile e criminoso attentato al Cinema Odeon contro le Forze Armate Germaniche in Genova, in seguito al quale cinque soldati tedeschi hanno perso la vita, cinquantanove individui sono stati fucilati”. Solo nel 1999, per la strage del Turchino e per quella della Benedicta, oltre che per quelle di Portofino e di Cravasco, verrà giudicato - e condannato - in Italia “il boia di Genova”, Siegfried Engel.

Indagato per "reato continuato di violenza in concorso con omicidio in danno di cittadini italiani" dalla procura militare presso il Tribunale militare di Torino sarà in seguito rinviato a giudizio e condannato all'ergastolo in contumacia il 15 novembre 1999. Una condanna mai scontata in seguito al rifiuto delle autorità tedesche alla concessione della estradizione richiesta dal ministero di Giustizia italiano.