Figlio dello scrittore per l’infanzia Gherardo Ugolini, Bruno nasce a Brescia il 23 giugno del 1935. Dopo aver lavorato per alcuni anni presso la casa editrice La Scuola, come correttore di bozze e come redattore per alcune riviste, dall’inizio degli anni Sessanta diventa corrispondente de l’Unità e direttore del settimanale del Pci La Verità, del quale era stato collaboratore sotto lo pseudonimo di Gavroche.

All’Unità Bruno assume presto un ruolo di primo piano raccontando il lavoro e i lavoratori, il sindacato, la Cgil e i suoi protagonisti a partire da Bruno Trentin, con il quale stringerà un legame affettivo e umano rimasto negli anni invariato. Suoi i libri Il coraggio dell’utopia e Il sindacato dei Consigli, intervista a Bruno Trentin. E poi ancora La scommessa del sindacato, Il tempo del lavoro, Parlano le donne lavoratrici, Il lavoro che cambia. La sua ultima pubblicazione, insieme agli amici di Strisciarossa, fu Cari compagni.

Riferendosi a Nella Marcellino scriveva Bruno sul suo blog nel 2011: “Avrebbe voluto inserire, in una possibile riedizione del suo libro, una paginetta dedicata all’amicizia. Una specie di morale sul vantaggio che deriva dal tentare di costruire un mondo in cui le donne e gli uomini siano più liberi e capaci di stare insieme, legati da vincoli di solidarietà. Perché non è vero che l’egoismo possessivo di cui sono piene le cronache anche di questi giorni del nuovo secolo, alla fine paghi e renda felici”. Bruno, oltre ad essere un grande  giornalista era questo: un amico, un compagno, una persona per bene.

Un “fratello maggiore” - scriveva Roberto Roscani il giorno della sua morte - forse uno zio, “con la saggezza ma senza la iattanza dei padri”. Un “ragazzino che voleva cambiare il mondo” nel ricordo di Massimo Cavallini.

Un uomo profondamente innamorato della classe operaia. È “Una storia, quella dei diritti, aspra e difficile – diceva parlando della Cgil – Tutto è cominciato, però, in epoche ancora più lontane. C’è un tempo, nell’Ottocento, quando il mondo del lavoro comincia a organizzarsi attraverso le leghe. Allora se ti ammali non sei pagato, le paghe sono misere, gli infortuni sul lavoro sono senza limiti e la maggioranza della popolazione é analfabeta. Scoppiano così i primi scioperi e nascono le prime leghe di mestiere. Fino alla nascita nel 1906 di quella che si chiama Cgdl, poi divenuta Cgil”.

Io sono comunista - scriveva - Lo sono per le mie idee e per la mia attività (…) Non sono diventato comunista per una qualche scuola di catechizzazione. Sono diventato comunista, vivendo. Continuerò a scrivere (…) Avrò un mio posto. Potrò combattere e cercare chiaramente, secondo le mie idee man mano arricchite a stretto contatto col mondo operaio e sindacale; e non lo avrò fatto per amor mio - non sarà una vita troppo facile - ma per quello spirito di solidarietà col popolo, coi lavoratori, con chi dipende, con chi soffre l’ingiustizia, che mi è radicato, istintivo”.

E ce lo hai dimostrato, ogni giorno. Anche per questo grazie, Bruno.