Da poco il Senato ha approvato una legge sull’intelligenza artificiale, ma il giudizio del sindacato è nettamente negativo: “Tardiva e del tutto inadeguata alla tutela di autrici e autori editoriali” commentano Slc Cgil e la sezione Strade, che rappresenta i traduttori editoriali. Questi professionisti sono sempre più minacciati da un'automazione incontrollata, che tende ad arricchire pochi giganti globali e che, secondo le organizzazioni sindacali, “colpirà presto anche la qualità dei libri e chi li legge".
Diverse sono le criticità del testo, messe in evidenza: la delega eccessiva al Governo, che sottrae al dibattito parlamentare una materia nuova e delicata; l’accentramento e la moltiplicazione dei soggetti competenti per la vigilanza, raccolti in una nuova Autorità alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio; la partecipazione nel capitale di rischio fino a un miliardo di euro per lo sviluppo di imprese italiane, senza che sia previsto un confronto tra le parti sociali sulle condizioni e la direzione di questo sviluppo.
Quanto alle modifiche alla legge sul diritto d’autore, Slc Cgil e Strade richiamano l’attenzione sul tema del Text and data mining (Tdm), ovvero una modalità di reperimento dati collegata all’attività di ricerca e, in generale, alle attività di diffusione, studio e promozione della cultura e della scienza.

“Le IA commerciali oggi funzionano in massima parte grazie a materiale ottenuto con l’estrazione di dati da opere reperibili online, senza consenso né compenso per chi, con il proprio lavoro, quelle opere le ha create: così non si risponde né al bisogno di tutele, né alla richiesta di certezze”. 

Per Slc Cgil e Strade "era e rimane imperativo precisare che nessuna opera può essere usata per addestrare IA senza l’esplicito consenso dell’autore, ed è altrettanto necessario impostare sistemi di remunerazione collettiva a carico di sviluppatori e committenti, anche in ragione del forte impatto ambientale e sociale di questa tecnologia.
Un altra questione delicata sul tavolo è quella dell’IA generativa, il cui principale fine è nella maggioranza dei casi quello di contenere il costo già bassissimo del lavoro: “favorendo l’incontro tra autori ed editori/committenti, è urgente inquadrare nell’ambito della contrattazione collettiva le nuove mansioni di prompting e rielaborazione del materiale sintetico, insieme alle mansioni tradizionali, per fare chiarezza in un mercato del lavoro opaco e afflitto da prassi contrattuali inique e compensi da fame".