Pubblichiamo l’intervento di Brian Villanueva, lavoratore peruviano, che ha parlato all’assemblea dei delegati e delle delegate della Cgil il 7 novembre al Mandela Forum di Firenze. A lui lasciamo la parola.

Buongiorno a tutti, mi presento, sono Brian Villanueva, peruviano, lavoratore dell'azienda che gestisce affitti brevi “Alfred”.
Cari ospiti e cari compagni: oggi voglio parlarvi un po' del motivo per cui sono qui oggi con tutti voi. Ci siamo riuniti per parlare di una realtà che, purtroppo, continua a essere una ferita aperta nella società: lo sfruttamento del lavoro. Dietro ogni cifra di crescita economica, ci sono persone che lavorano per lunghe ore in condizioni precarie, e io sono uno dei tanti esempi che si possono raccontare per rendere pubblica questa situazione.

Lavoriamo senza ricevere la giusta retribuzione che meritiamo, ho dovuto lavorare 167 ore a settembre, di cui solo 121 sono state riportate sulla mia busta paga, e la cosa ancora più incredibile è che lavoro di un anno e ho ancora un contratto di 16 ore settimanali e di livello 1. Abbiamo anche esempi di colleghi che hanno dovuto lavorare a turni continui senza pausa pranzo, con pesi eccessivi durante il trasporto della biancheria usata negli appartamenti (Bnb) e camminare per lunghi tragitti, spesso di 30 o 40 minuti.

Oggi ho voluto alzare la voce non solo per me, ma anche per coloro che non hanno ancora il coraggio di farsi sentire, oggi più che mai si vede questa situazione con la costante crescita degli affitti brevi. Oggi, in pieno ventunesimo secolo, continuiamo a essere testimoni di come il potere venga abusato per sottomettere i lavoratori a turni interminabili, salari miserabili e condizioni di lavoro disumane. È inaccettabile che, in un mondo che si vanta del suo progresso, ci siano ancora persone che devono lavorare più di 8 ore al giorno per sopravvivere, sappiamo che molte di queste aziende assumono immigrati per i servizi di pulizia.

Immigrati che spesso devono tacere su ciò che accade o fingere che il maltrattamento verbale che subiscono, le umiliazioni, gli aggettivi degradanti sui loro Paesi di origine e tante altre cose non li riguardino, per paura di perdere il lavoro, poiché questo è il sostentamento delle famiglie che lasciano nei loro Paesi e non sono consapevoli, per paura, che l'umiliazione sul lavoro è una forma di violenza che influisce sulla salute mentale e fisica delle persone.

Il lavoro mal retribuito è un altro dei volti dello sfruttamento del lavoro. È un'ingiustizia che grida vendetta quando vediamo lavoratori che, pur adempiendo alle loro responsabilità e dando il massimo, non ricevono un salario che permetta loro di vivere con dignità, ed è ciò che viviamo nell'azienda per cui lavoro ancora oggi. Alfred, “un'azienda che dice di aiutare e dare una mano agli immigrati”, quando in realtà si approfittano solo di noi e delle nostre necessità.

Eppure, tutto questo accade nonostante esistano leggi e norme che proteggono i diritti dei lavoratori, che stabiliscono che ogni persona ha diritto a condizioni di lavoro eque e soddisfacenti. Ma cosa facciamo quando queste leggi non vengono rispettate? La risposta è chiara: dobbiamo unirci e chiedere che i diritti dei lavoratori vengano rispettati.

È per questo che oggi mi sento orgoglioso di poter rappresentare il settore turistico e con il sostegno del sindacato di aver alzato la voce con questo primo sciopero dei lavoratori degli affitti brevi, svolto il 31 ottobre e che è riuscito a catturare un po' di quell'attenzione che volevamo per poter lanciare un appello alle autorità competenti e alla società in generale affinché prendano misure concrete per sradicare lo sfruttamento del lavoro. Basta sfruttamento del lavoro! Basta abuso di potere! Basta umiliazione! Vogliamo un lavoro dignitoso e ben retribuito! Vogliamo che i nostri diritti vengano rispettati! Insieme possiamo fare la differenza. Grazie.