“Questa è una storia di confine. Tra la realtà e l’immaginazione. Tra il passato e il futuro. Tra il restare e il viaggiare”. È febbraio del 2023 quando Michele D’Ignazio finisce la prima stesura di Fate i tuoni, il romanzo in uscita in questi giorni per Rizzoli. Sulla spiaggia di Cutro, stringe tra le mani un pezzetto di legno, tragico cimelio di uno sbarco avvenuto qualche giorno prima e di cui sulla spiaggia restano, come ferite aperte, scarpe, vestiti, bambole, fogli di carta. Molti anni prima, nel 1997, un’altra spiaggia calabrese aveva accolto tutti, ma proprio tutti, i naufraghi della nave Ararat. L’autore di Storia di una matita e Il secondo lavoro di Babbo Natale – racconti per bambini e ragazzi tradotti in tutto il mondo – torna a una storia antica, che vorrebbe farsi nuova.

Quella del borgo di Badolato, dove la popolazione locale accolse a braccia aperte i profughi curdi, aprendo loro le case del paese antico ormai disabitato, e che da quel momento è tornato a nuova vita. La storia di un esperimento di solidarietà, di una convivenza tra culture. Di una restanza che diventa accoglienza. 

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