Trascorso da poco l’80° anniversario dell’eccidio nazifascista delle Fosse Ardeatine, del rastrellamento del Quadraro e della liberazione di Roma, l’uscita del libro collettaneo VIII Zona. Pratiche di Resistenza e reti clandestine a Roma, a cura di Riccardo Sansone e Anthony Santilli, è l’occasione per conoscere, anche attraverso notizie e particolari aspetti sinora poco indagati, quella che è stata la storia della Resistenza nelle borgate di Roma Est, dal Pigneto a Tor Pignattara, da Villa Certosa a Centocelle, dal Quarticciolo all’Alessandrino, compresa naturalmente la narrazione della resistenza forse più celebre a Roma, dedicata alla zona del Quadraro.

Il volume, realizzato attraverso i contributi di storici, studiosi indipendenti, giornalisti e illustratori, è diviso in tre sezioni, che raccolgono rispettivamente saggi, testimonianze e biografie. E il valore aggiunto di questa pubblicazione risiede proprio in questi nuovi elementi che vengono messi a disposizione del lettore su eventi storici, come il rastrellamento del Quadraro del 17 aprile, o su alcuni delle azioni partigiane più importanti realizzate in quei mesi del 1944.

Emergono così le biografie di protagonisti più o meno noti della resistenza romana, uomini e donne impegnati sia nella militanza armata che in quella civile. Tra queste la storia di Valerio Fiorentini, raccontata dal giornalista Aldo Benassi, che ci racconta come il libro nasca “dalla collaborazione tra Bella Storia e la Federazione romana ANPPIA, l’Associazione Nazionale Perseguitrati Politici Italiani Antifascisti. Un’idea che parte dal Bella Storia Festival, la cui prima edizione risale al 2017, strutturata e proposta nei luoghi della quotidianità del V Municipio, avendo come tema la Resistenza nel territorio di quelle borgate. Da qui l’idea di farne anche una prima pubblicazione”.

Benassi si sofferma sulla struttura del volume, confermando come “si tratti di un lavoro collettivo che ha messo insieme studiosi, giornalisti e giornaliste con varie esperienze. L’intenzione comune è stata quella di valorizzare storie che già si conoscono, come il rastrellamento del quadrato, cercando però anche di dare conto do elementi inediti, attraverso vicende e testimonianze meno conosciute”.

Importante ricordare che questo libro è stato voluto e cercato mettendo insieme una serie di anniversari: “Sì, per l’esattezza quelli delle Fosse Ardeatine, la Liberazione di Roma, rastrellamento del Quadraro, di cui per tutti ricorre l’ottantesimo anno”. Un libro che ripercorre tante storie, coinvolgendo numerose famiglie, molte delle quali risiedono ancora in queste zone. Viene da chiedersi che tipo di ricezione abbia avuto una iniziativa del genere, quale sia stata l’accoglienza. “C’è stato un riscontro positivo da parte degli stessi abitanti - racconta Benassi -. La prima presentazione si è svolta il 20 aprile scorso al Quadraro e c’è stata una bella risposta, molto interesse, come quella che si è svolta il 1 giugno presso il museo storico della Liberazione, nell’ambito del Festival “La Resistente”.

Entrando nel cuore del volume Benassi racconta come “nel mio saggio ho voluto far conoscere la vicenda di Valerio Fiorentini, comandante dei Gap di Tor Pignattara e membro del Gap centrale, come ricordano le memorie di Rosario Bentivegna e Carla Capponi”. Le cronache riportano l’arresto di Fiorentini, avvenuto il 4 marzo 1944 a causa di una delazione, mentre insieme ad altri quattro gappisti si recava a piazza Bologna per uccidere un ufficiale italiano a servizio delle SS. Fu torturato a via Tasso e barbaramente assassinato alle Fosse Ardeatine venti giorni dopo.

Ma in che modo si ricostruisce una storia di questo tipo, a tanti anni di distanza? “Per me è stato fondamentale l’incontro con Celeste Fiorentini, la figlia, - ci dice Benassi - perché è attraverso i suoi racconti, trasmessi dalla mamma e dalla nonna, che ho potuto ricostruire gli aspetti peculiari della vicenda, confrontandoli con fonti archivistiche riconducibili alla partecipazione di Fiorentini a quegli eventi, cercando di raccontare qualcosa in più mettendo in fila elementi sinora non sincronizzati”.

Un lavoro portato avanti con la massima cura, che vuole anche scavare nella personalità dei protagonisti: “Grazie a Celeste sono riuscito a restituire anche il lato umano del protagonista della mia ricerca, il Valerio Fiorentini-padre. E credo questo sia importante per capire come anche la famiglia negli anni successivi abbia elaborato questo lutto. Ne emerge un rapporto particolare con la memoria, lo dimostra il fatto che Celeste non abbia mai partecipato a cerimonie ufficiali, e si reca alle Fosse Ardeatine non per occasioni istituzionali ma in giorni differenti, preferendo custodire i suoi affetti privati”.

In tempi in cui il revisionismo sembra diventare sport sempre più diffuso, un volume così pensato aiuta a fronteggiare i rischi di una manipolazione ai danni di fatti e persone che appartengono alla memoria d’Italia negli anni cruciali della sua storia divenuta, grazie a loro, repubblicana e democratica.