“Se continua così, tra cinque anni saremo davvero ai titoli di coda, non esisteremo più”. Enzo De Camillis, scenografo e regista, è molto preoccupato per il futuro del cinema italiano. La premiazione della Pellicola d’Oro alla Casa del Cinema di Roma, che si è tenuta martedì scorso, è l’occasione per fare il punto della situazione, proprio su quei mestieri del set a cui il premio è dedicato. “Lo abbiamo fortemente voluto nel 2011, quando nacque, per accendere un faro sugli artigiani del cinema, per lanciare un allarme su decine di professionalità che stanno scomparendo - aggiunge De Camillis -: Il falegname, il pittore, lo stuccatore, i tecnici degli effetti speciali. Il grande paradosso è che non sia stato il mercato a fagocitarli, per mancanza di richiesta. Quella che langue non è la domanda, bensì l’offerta. “I giovani oggi non conoscono questi ruoli e le relative competenze, c’è un problema di orientamento scolastico”. Per il fondatore della Pellicola d’Oro il tema è quello della formazione professionale.

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La conoscenza degli aspiranti cineasti- così come dell’opinione pubblica probabilmente- si limita ai capi dei singoli reparti, come scenografi, costumisti, direttori degli effetti speciali. Ma poi ci sono le maestranze.  Fino a trent’anni fa queste figure si formavano sul campo, o per meglio dire sul set, e si tramandavano l’expertise acquisita produzione dopo produzione. Oggi i giovani interessati a fare cinema si rivolgono soprattutto alle professionalità artistiche o, nel campo della tecnica, a tutto quel pezzo della filiera che si colloca nella post produzione. “Ma gli effetti speciali non si fanno solo al computer- spiega De Camillis- le esplosioni, le sparatorie, la pioggia le devi fare sul set”. Lì c’è una squadra che realizza quello che poi al computer può essere amplificato, reso ancora più sorprendente, “ma se un attore o uno stuntman deve schiantarsi contro una porta e frantumarla in mille pezzi, lì ci deve essere un “vetro” fatto di zucchero. Non si risparmia l’autocritica De Camillis, parlando a una generazione di professionisti oggi sessantenni, cui lui stesso appartiene, che ha forse lavorato poco sulla necessità di crearsi degli eredi. Per questo oggi è urgente intervenire subito. Il premio ai mestieri e artigiani del cinema ha proprio la funzione di sensibilizzare attori, registi, autori, ma soprattutto i produttori, che spesso non conoscono tutti i passaggi per arrivare alla costruzione del set, ma si limitano a valutarne il risultato finale. Alcuni produttori illuminati ci sono, come i tanti associati all’Anica, con cui La Pellicola d’Oro ha aperto da tempo un confronto sul problema.

L’altro interlocutore imprescindibile sono le istituzioni: “Stiamo dialogando con il Comune di Roma e con l’Assessorato alla cultura, a cui abbiamo proposto la creazione di una scuola di formazione, o quanto meno di percorsi formativi. Sarebbe interessante che i giovani potessero studiare la teoria e poi fare pratica sul campo, per esempio negli studi di Cinecittà”. Il cinema è un settore dove il lavoro manuale, l’artigianato sono fondamentali, e che per questo soffre molto di un buco enorme che si è creato nella filiera produttiva: manca quel pezzo di avviamento professionale che negli ultimi vent’anni è stato “sminuito” e dimenticato, privilegiando il percorso universitario a prescindere e in ogni caso.

Se siete arrivati a leggere fino a questo punto e state per prendervela con la digitalizzazione, capro espiatorio buono quasi per tutto, sappiate che stavolta non ha colpe. Le nuove tecnologie hanno creato nuove professionalità, che però non soppiantano e non mettono in discussione quelle esistenti. “Se devo far esplodere una macchina – spiega De Camillis – in post produzione ci si lavora, ma prima devo farlo sul set”, dove oggi molti mestieri cominciano già a scarseggiare. E si fa presto a pensare di portarci falegnami o costruttori che di solito si occupano di mobili e case. Meno presto a chiedere loro di realizzare una caravella di Cristoforo Colombo o una chiesa del 1700. Nel cinema lavorano artigiani specializzati, che per decenni si sono formati costruendo le scenografie dei film. Oggi c’è bisogno di avviare percorsi di formazione professionale rivolti ai più giovani. Altrimenti, tra qualche anno, il sogno dorato del cinema italiano non esisterà più, i kolossal degli anni cinquanta saranno solo un romantico ricordo, i film d’azione girati solo con effetti speciali in post produzione. Ma non tutto si può fare con un green screen.