C’era curiosità e più di qualche perplessità alla vigilia di questa edizione straordinaria del Salone internazionale del Libro di Torino, la numero 33, la prima a vestire i panni autunnali invece del consueto abito primaverile di metà maggio, per recuperare parte di quel vuoto causato dal periodo pandemico. Un tempo che sembra esser stato dedicato anche alla lettura, o almeno a un parziale ritorno di quei lettori cosiddetti forti, percentualmente di solito ben al di sotto della media europea.

Perché da molto non si vedeva tanta gente tra gli stand del Lingotto, per la seconda volta presenti anche nella sala “Oval”, che seppur distante dai locali tradizionali, e raggiungibile soltanto attraversando uno spazio aperto, ospitava marchi importanti come quelli del gruppo Mondadori e Mauri Spagnol (attualmente i più grandi nel mercato dell’editoria), i grandi gazebo della Rai, al fianco di editori indipendenti ormai storici tra cui le edizioni E/O, solo per fare un nome.

Oltre 150.000 gli ingressi registrati nel corso delle giornate, accompagnate da temperature piuttosto miti che certo hanno ulteriormente favorito questo terapeutico bagno di folla, diverso da tutti gli altri, come si respirasse, restituendolo, il bisogno di tornare a vivere insieme, in comunità, quel rito divenuto classico per il mondo della cultura italiana, caratterizzato dal contatto fisico con il libro, gli editori che li pubblicano e gli autori che li scrivono, chiamati in causa da un programma fittissimo di eventi, guidati dal filo conduttore del titolo scelto per questo 2021: “Vita Supernova”.

“Come addetti al mestiere non ci sorprendono i dati positivi di accesso e fruizione all’acquisto”, è il commento di Giulia Guida, della segreteria nazionale Slc-Cgil; “un trend da noi riscontrato non solo nella tenuta della vendita del libro già nella fase di crisi pre-pandemia. Il libro ha mostrato una tenuta costante, malgrado durante il primo lockdown le librerie fossero chiuse, in particolare grazie ai servizi  on-line”. E seppure gli stessi grandi gruppi editoriale stanno mostrando una maggiore predisposizione di investimento verso le testate e più in generale il sistema digitale, la vita di tutti i giorni sembra mostrare che “l’oggetto-libro, per motivi non solo affettivi, ma anche di pratica utilità, continua ad avere un suo perché e una sua utenza, anche tra i giovani”.

Un tema, quest’ultimo, ripreso anche dal direttore artistico del Salone, lo scrittore Nicola Lagioia: “A Torino, in questi giorni, è successo qualcosa di incredibile. Un’esplosione di gente felice di ritrovarsi dopo tanto tempo, di abbracciarsi, di stare insieme. Un segno fortissimo per un ritorno alla normalità. In più, c’è stato per la prima volta un abbassamento sensibile dell’età media, tantissimi giovani e giovanissimi, facce che al Salone non si erano mai viste. È successo qualcosa”.

Sembra essere dello stesso avviso anche Paolo Di Paolo, tra gi ospiti più gettonati, autore per Giunti di un nuovo romanzo, I desideri fanno rumore rivolto a una fascia di lettori in passaggio dall’adolescenza alla prima giovinezza: “Insieme a Fabio Geda, nello spazio Bookstore dedicato ai ragazzi abbiamo chiesto di scrivere su alcuni post-it i loro desideri in forma anonima. Ne sono arrivati tanti, e di bellissimi. Un segnale forte, da non riporre nel cassetto”.

Qualche dato conclusivo. Se editori affermati come Laterza (che ha festeggiato i suoi 120 anni) e Sellerio gioiscono per il 30% di vendite in più rispetto agli ultimi due anni di esposizione, il biennio 2018-2019, piccole realtà editoriali indipendenti in espansione si sono trovate in difficoltà per rifornire il proprio banco di titoli esauriti già nelle prime due giornate, incassando anche il 60% in più della scorsa edizione: è il caso di Add (Torino), di Sur (Roma), di Shake (Milano), di LiberAria (Bari), e di molti molti altri.

Se torna il desiderio di leggere, torna anche la speranza di poter costruire un Paese diverso.  E a primavera tornerà anche il Salone del Libro.