Leggendo le pagine del libro di Angelo Mastrandrea, dal titolo L’ultimo miglio, (Manni editore, pp. 172, euro 14), colpisce da subito l’essenzialità delle parole, parole che arrivano dritte al cuore del problema (e del lettore). Una specificità che scaturisce chiaramente dal profilo dell’autore, che già in altri scritti (tra i molti citiamo Il paese del sole, nella collana “Carta bianca” di Ediesse/Futura, 2014) aveva mostrato la capacità di raccontare le trasformazioni del lavoro e le conseguenze sui lavoratori, come negli articoli-reportage per Il Manifesto e Internazionale. Proprio sulla rivista appare il primo approfondimento di Mastrandrea su questo argomento, il mondo della logistica in Italia, suscitando la curiosità dell’editore Manni, che sollecita la sua penna e le sue gambe a proseguire nella ricerca intrapresa.

Vale la pena soffermarsi anche sul sottotitolo scelto per questo volume, lungo ma esplicativo: Viaggio nel mondo della logistica e dell’e-commerce in Italia, tra Amazon, rider, portacontainer, magazzinieri e criminalità organizzata. E in effetti proprio di questo si tratta, del rapporto complesso e impari tra grandi aziende e piccoli lavoratori, di arroganza economica e affari sporchi, di speculazioni finanziarie messe in atto soprattutto per evitare un’adeguata tassazione, cominciando dalla collocazione della propria ragione sociale.

Il titolo invece viene ben spiegato in questo passaggio: “Al debutto della primavera del 2021 hanno scioperato, per la prima volta e a pochi giorni di distanza, i lavoratori dell’ultimo miglio, la distanza che corre tra i depositi della logistica e i destinatari finali della merce. Hanno incrociato le braccia i rider di tutta Italia e i lavoratori dell’intera filiera di Amazon. In quest’ultimo caso, si è trattato di uno sciopero che non è azzardato definire storico, visto che la multinazionale impone una disciplina ferrea ai suoi dipendenti e osteggia la loro adesione ai sindacati”.

Già qui emerge un punto nodale su cui insiste il libro, quando si riferisce ai “destinatari finali della merce”: la nuova rete economica della logistica funziona perché entra nella pelle del consumatore (Mastrandrea ci riporta giustamente alle parole di Pasolini), giocando sul desiderio delle persone, sul dominio culturale del tutto e subito, meglio ancora se direttamente a casa nostra.

Tutto questo viene costruito attorno alla condizione di sudditanza cui sono costretti gli operatori di settore, la nuova bassa manovalanza, caratterizzata da una mirata frammentazione dei contratti da parte delle organizzazioni aziendali, artefici di un sistema economico che mai come prima era arrivato ad architettare una struttura “così asettica e militaresca, disumana nella sua scientificità, per costringere i lavoratori a competere fra loro più che a unirsi, per pochi spiccioli e in nome dell’efficienza”.

Mastrandrea suddivide la sua ricerca in  cinque capitoli, partendo proprio dalle “regole” di Amazon, talmente rigide, per essere buoni, da provocare in questi giorni dell’avvenuto lancio di Jeff Bezos nello spazio l’ironia dei social, rapidi nel sottolineare come finalmente i suoi dipendenti avrebbero avuto tempo e modo di recarsi in bagno; prosegue con “I bibliotecari 4.0 di Stradella”, il più importante hub distributivo d’Italia, la città del libro, come viene definita dagli addetti ai lavori, con 18.000 aziende e 170.000 dipendenti, costretti a subire ritmi tali da suggerire all’autore un paragone con le miniere di carbone degli anni Cinquanta, o una qualunque Chinatown sparsa per il mondo.

In “Vite da rider”, la storia di un napoletano di 52 anni fa tornare alla mente un altro libro di recente pubblicazione, scritto da Guido Maria Brera, dal titolo Candido: anche qui si racconta con forte impatto, seppur in forma diversa, la solitudine del pedalatore, improvvisati ciclisti di ventunesimo secolo legati mani e piedi ai numeri di un algoritmo, e alle mance di qualche anima pia. C’è poi “La Coop che sfida la mafia dei tir”, da dieci anni esempio virtuoso nella Sicilia orientale, attraverso il racconto dell’attività di Maurizio Faro e della cooperativa indipendente sui cui tir è scritto “La legalità viaggia con le aziende confiscate”.

Il viaggio in Italia di Mastrandrea si conclude visitando “Le crociere dei rifiuti”, portandoci là dove gli scali marittimi sono “il vero collo di bottiglia della globalizzazione, perché tutto ciò che entra o esce da un Paese è costretto a passarci attraverso. Poi ci sono le strozzature, come il Canale di Suez egiziano dove le navi che fanno il giro del mondo sono costrette a incolonnarsi come su un’autostrada a una sola corsia”. Quanto accaduto alla portacontainer Ever Given, tra il 23 e il 29 marzo 2021, ne è stata inconfutabile testimonianza.

“Il capitalismo globalizzato si regge sul movimento delle merci”, scrive Mastrandrea, che in un altro passaggio ci avverte come allo stesso tempo potremmo essere giunti al “Medioevo dei diritti”. Conoscendo meglio la realtà della logistica di oggi nel nostro Paese, ciascuno può tentare di fare la propria parte.