Spesso poco considerato nella storia politica e culturale del nostro Paese, certo anche per l’involontaria preponderanza di un fratello riconosciuto negli stessi anni come leader unico e insostituibile della sinistra istituzionale italiana, la figura di Giovanni Berlinguer resta fondamentale per approfondire e comprendere appieno alcune delle battaglie più importanti portate avanti nella seconda metà del Novecento, tutte sostenute con l’intento di costruire un tessuto sociale moderno, e più giusto, con particolare riferimento a quelle che sono state le competenze del professor Berlinguer nel campo della medicina.

Lo racconta in maniera esemplare questo libro appena pubblicato da Ediesse-Futura, dal titolo La salute è un diritto. Giovanni Berlinguer e le riforme del 1978 (pp. 224, euro 15), realizzato attraverso gli interventi di numerosi studiosi riuniti nel 2018 dalla Fondazione Gramsci per dare vita all’omonimo convegno. La curatela è di Fabrizio Rufo, docente di Bioetica presso l’Università La Sapienza di Roma, per molto tempo collaboratore dello stesso Berlinguer e già autore lo scorso anno per lo stesso editore di un altro volume di assoluto rilievo, Il valore democratico della conoscenza, vicino a quest’ultimo lavoro per la perizia dei contenuti.

L’esplicito riferimento all’anno 1978 porta sin da subito il lettore a tornare indietro nella memoria, in un periodo cruciale e tragico della prima repubblica italiana, a giudizio di molti già conclusasi dopo i 55 giorni intercorsi tra il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro. Non fu però soltanto l’anno segnato dalla strategia sanguinaria delle Brigate Rosse, perché in quelle stesse drammatiche giornate il Parlamento approvava con larga maggioranza tre leggi che ancora rappresentano, almeno sulla carta, il cardine della nostra assistenza socio-sanitaria: la nascita del Servizio sanitario nazionale; un intervento decisivo sulle regole riguardanti le regole sulla psichiatria, alla base di quella che verrà conosciuta come legge-Basaglia; i princìpi e le norme che consentiranno di praticare l’aborto in Italia.

Puntualmente ricordato da Rufo, già nel 1968 Giovanni Berlinguer attinge ai trascorsi studi universitari, proiettandosi verso l’imminente impegno politico come membro del Comitato centrale del Partito comunista italiano, attraverso una pubblicazione dell’editore “Leonardo”, il lungimirante “Sicurezza e insicurezza sociale”, nel quale scrive come “la transizione verso la sicurezza sociale si configura non solo come un aspetto, ma come una finalità della programmazione democratica, condizionata da generali trasformazioni della società italiana”. Un condizionamento che, siamo stati costretti in seguito a verificare, porterà la visione pubblica del sistema sanitario a un progressivo collasso, dovuto soprattutto alla crescente privatizzazione favorita dalle stesse istituzioni, sino alla situazione di emergenza che proprio in questo momento storico siamo chiamati ad affrontare.

Ecco perché sarebbe utile conoscere oggi, in piena pandemia e nel pieno di un’emergenza che si conferma essere allo stesso tempo sanitaria e ambientale, il pensiero di un uomo, oltre che di uno studioso scrupoloso e sempre attento ai rivolgimenti in corso, che lo stesso Rufo in altre recenti pagine a lui dedicate ha definito “medico e igienista di formazione, politico per convinzione, umanista per natura”.

Anche prima della sua scomparsa, il 6 aprile del 2015, le riflessioni di Berlinguer continuavano a mostrare la lucidità e la determinazione di chi crede nel valore della propria ricerca, della propria dedizione, del ruolo che ciascuno occupa nella società se l’obiettivo resta sempre quello di renderla migliore. E lascia attoniti rileggere in queste ore uno dei suoi ultimi appunti:

“Dalla rivoluzione industriale sino a oggi, soltanto alcuni scienziati e politici, isolati e inascoltati, avevano messo in guardia dai pericoli della contaminazione ambientale e, più in generale, dall’alterazione della biosfera. L’opinione che prevaleva, quando tali fenomeni si manifestavano, era che ciò fosse un prezzo inevitabile da pagare al progresso”.

Se avessimo letto e ascoltato di più le parole di Giovanni Berlinguer durante il suo percorso professionale e politico, forse non ci troveremmo a questo punto. Gli interventi contenuti in questo libro aiutano a colmare molte lacune, e confermano che certe battaglie non si finiscono mai di combattere.