La casa editrice Momo nasce a maggio del 2019 e manda in stampa i primi due titoli a settembre dello stesso anno. Il progetto viene messo su in fretta, con tanti rischi, grandi progetti, e mille sogni. Momo è la scommessa di tre giovani editor: Gianmarco Mecozzi, che si occupa della redazione, Alice Palumbo, che si occupa dell’ufficio stampa e Mattia Tombolini, che si occupa della direzione generale della casa editrice. Da dove vengono? Dall’esperienza professionale in altre case editrici, poi la crisi del settore e la decisione di mettersi in proprio.

Mattia Tombolini, 30 anni, racconta a Collettiva la sua esperienza, nella speranza che la sua scommessa possa essere non solo vinta ma anche una lezione per i suoi coetanei. Perché è convinto che non è vero che con i libri e la cultura non si mangia.

“Io e Gianmarco abbiamo lavorato precedentemente insieme per la costruzione di fiere nazionali, nell’organizzazione di Book Pride, di Bellissima fiera, dei festival della casa editrice DeriveApprodi e di un festival di nome ‘Impunito’ che fu un primo passo dentro quel ragionamento che ci portò poi a realizzare Momo. Inoltre, abbiamo lavorato insieme per oltre cinque anni dentro la redazione di DeriveApprodi ricoprendo vari ruoli. Alice Palumbo invece aveva lavorato come ufficio stampa in una casa editrice, poi è passata al mondo del cinema”.

Nel 2019 arriva la decisione coraggiosa di fondare e aprire una casa editrice. “Ho sentito – prosegue il racconto di Tombolini – che il mio lavoro dentro DeriveApprodi, nonostante mi avesse dato tanto, non mi consentiva più di fare quel salto di qualità di cui avvertivo la necessità. Mesi prima, Gianmarco aveva deciso di sospendere il suo lavoro redazionale all’interno di quella realtà per motivi vari, così cominciai a maturare l’idea di Momo, l’idea cioè che ci fosse bisogno di un percorso culturale diverso, indirizzato a fasce di età e soggettività che non fossero quelle su cui avevo sbattuto la testa per anni, nel bene e nel male. Ho pensato che comunque la mia esistenza sarebbe sempre stata segnata dalla precarietà e quindi ho valutato che a 28 anni potevo avere le energie per mettermi in gioco insieme ad altri precari. Non ho mai pensato che avremmo ‘svoltato’, ma precarietà per precarietà tanto vale che sia la mia, mi sono detto. Il caso ha voluto che in quel periodo mi fossi rincontrato con Alice: ne parlammo e ci trovammo nella stessa condizione, così decidemmo di buttarci. Io la vedevo come un passaggio di maturazione e crescita professionale”.

Ma cos’è Momo? Mattia Tombolini ce la racconta così, con la semplicità tipica della sua generazione: “Dalla fine di maggio del 2019 cominciammo subito a pensare ai titoli, a contattare distributori, prendere accordi, definire le questioni societarie, trovare una sede, prendere accordi con la tipografia, insomma a sbrigare tutto ciò che serve per mettere su una casa editrice e, soprattutto, immaginare una programmazione editoriale che ci portasse dei libri. Incontrammo Massimiliano Micheli e Lenina Giunta e successivamente Luca Mascini alias Militant A degli Assalti Frontali. Massimiliano e Lenina non li conoscevamo ma conoscevamo Capitan Calamaio (il loro personaggio, idolo di molti bambini romani) di nome e per il fatto che una delle figlie di Gianmarco ne era una fan. Ci parlammo e scoprimmo che avevano già fatto un libro e erano alla ricerca di un editore per una seconda avventura. Arrivammo velocemente a un accordo che portò poi alla pubblicazione. I primi due libri di Momo affrontavano la questione ecologica, quella della partecipazione, la lotta, insomma, credo siamo partiti proprio con il piede giusto”.

E infine arriva quel libro indovinato, il Manuale di filosofia coatta, un best seller. “Nato dall’aver contattato Giulio Armeni tramite la sua pagina Facebook ‘Storia daa filosofia coatta’ il quale aveva delle idee nel cassetto che poi abbiamo trasformato in questo manuale contenente biografie di filosofi in una chiave coatta”.

Confesso di aver letto il libro, da filosofo, e di aver riso tantissimo e di aver colto anche la serietà perfino filologica con la quale viene colta la narrazione di ciascun filosofo. Infine, ci dice Mattia, “il 19 e 20 settembre, a Roma, faremo la festa di un anno di Momo, un festival con laboratori, incontri, musica dove incontrare i nostri autori ma anche fare una valutazione di quello che è stato un anno di lavoro, dove daremo spazio e incontreremo anche le nostre reti e quindi immagineremo la nostra volontà di continuare questo percorso culturale”.

Un percorso che è anche un’idea generale dell’editoria. Mattia conclude così: “Momo non vuole rincorrere gli accadimenti, cercando disperatamente di vendere qualche copia in più parlando dell’ultima cosa che è successa o cercando di dare la linea. Momo vuole capire ciò che accade e costruire in un’altra direzione. Non rincorriamo un pubblico che sta da qualche parte ma cerchiamo di crearlo”.