“La vicinanza alle elezioni spesso fa miracoli: in dirittura d’arrivo con la fine della legislatura, e in grande ritardo rispetto alle reali necessità di salvaguardia della salute, la Giunta regionale annuncia l’avvio di uno studio di coorte sulla contaminazione ambientale da Pfas nel territorio dell’Ulss 8 Berica, con la collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità, per approfondire e stimare i rischi associati alle diverse patologie correlate e rafforzare la base scientifica per la continuità delle politiche di prevenzione e sorveglianza sanitaria”. Così Silvana Fanelli, segreteria regionale Cgil Veneto, e Paolo Righetti, coordinatore politiche sanitarie e ambientali Cgil Veneto, commentano la notizia arrivata in queste ore.

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Cgil: “Chiedevamo da anni uno studio. Finalmente, ma non basta”

“Come Cgil Veneto chiediamo da anni uno studio. Abbiamo avanzato continue richieste al presidente e agli assessori competenti. Finalmente, quindi, ma non basta: riteniamo necessario che la nuova indagine epidemiologica debba coinvolgere anche tutti i lavoratori ex Miteni, che, come è noto, hanno i valori di Pfas nel sangue più alti in assoluto”.

Per il sindacato questo provvedimento, da solo, “non è sufficiente a garantire un intervento organico e completo, con una migliore tempestività, per la messa in sicurezza e la salvaguardia ambientale dei territori inquinati e la piena tutela della salute della popolazione e dei lavoratori coinvolti da uno dei più grandi eventi di inquinamento a livello europeo”.

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Tutte le proposte della Cgil

Ecco le proposte che da anni la Cgil sollecita alla Regione Veneto e che ora ripropone come impegni programmatici da assumere a tutti coloro che si candidano al nuovo Consiglio regionale e al governo della Regione. “La continuità e l’estensione della sorveglianza sanitaria sulla popolazione, non solo della zona rossa, sugli ex lavoratori Miteni, dell’indotto e degli altri siti produttivi più a rischio di contaminazione. La messa in sicurezza e la bonifica del sito produttivo e delle falde acquifere inquinate, a oggi ancora non attivata e continuamente rinviata, anche esercitando il potere sostitutivo della Regione. Il monitoraggio continuo sulla contaminazione degli alimenti di origine vegetale e animale, a partire dalla comunicazione trasparente sugli esiti degli studi già effettuati. Il completamento degli interventi sul sistema acquedottistico pubblico e sulla presenza diffusa dei pozzi privati per garantire l’approvvigionamento di acqua pulita per tutti gli usi e in tutte le zone coinvolte. L’applicazione delle soglie di tolleranza più basse per gli scarichi dei Pfas nelle acque potabili, anche in riferimento alla nuova pericolosa famiglia dei Tfa”.

“È necessario – secondo la Cgil – attivare nel sistema produttivo veneto un percorso di promozione, supporto e incentivazioni mirato a processi di riconversione produttiva finalizzati a ridurre a monte i fattori di rischio, a rafforzare i sistemi di filtraggio e depurazione, a eliminare e sostituire le sostanze più tossiche e nocive”.