Il 28, 29 e 30 aprile si svolgerà a Venario (Torino) il G7 dei ministri dell’Ambiente, del clima e dell’energia. La ministeriale sarà allargata ad alcuni ministri africani e ai rappresentanti della Banca africana di sviluppo, essendo previsto un focus sull’Africa. Sarà presente anche l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, scelta che lascia presagire un ruolo centrale del tema nucleare nei lavori.

Nella conferenza stampa di presentazione dell’evento, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha parlato di azioni congiunte orientate alla concretezza, termine che usa spesso per descrivere gli obiettivi di mitigazione del cambiamento climatico del governo, che a suo dire non rispettano i target europei, ma sarebbero raggiungibili in quanto realistici.

Obiettivi insufficienti

In verità, questi obiettivi insufficienti rischiano anche di non essere conseguiti, perché non sostenuti da investimenti adeguati, da politiche industriali e da una ricerca all’altezza della sfida.

La Cgil e l’Alleanza clima lavoro organizzano per il 30 aprile a Torino un’iniziativa contemporanea e alternativa, dove sindacati, associazioni ambientaliste, Fridays for Future avanzeranno le proprie proposte ai Paesi del G7.

Presidenza italiana inadeguata

Denunceremo, innanzitutto, l’inadeguatezza della presidenza italiana del Gruppo nel guidare gli sforzi per una giusta transizione ecologica che sia al livello di ambizione richiesto a Paesi che rappresentano il 38 per cento del Pil globale e su cui ricadono le maggiori responsabilità della crisi climatica e ambientale, ma che detengono le migliori capacità tecnologiche e finanziarie.

L’Italia ha infatti una politica regressiva sul piano ambientale e sostanzialmente negazionista su quello climatico: taglio delle risorse; obiettivi di riduzione delle emissioni inferiori ai target europei; aumento delle importazioni e potenziamento delle infrastrutture per le fonti fossili; l’idea di fare del nostro Paese un hub anziché delle energie rinnovabili, di quelle fossili; nessuna politica per l’industria a zero emissioni,

E ancora: nessuna politica di giusta transizione per tutelare il lavoro e le fasce più povere della popolazione; sostegno alle false soluzioni come la Ccs e il nucleare, che sono rischiose, non sicure, costose e con tempi di realizzazione incompatibili con i cogenti impegni climatici, oltreché per quanto riguarda il nucleare in contrasto con ben due referendum popolari.

L’efficienza energetica e le rinnovabili sono solo impegni residuali nella strategia del governo.

Dal cessate il fuoco al disarmo

Nell’iniziativa porteremo la visione della Cgil sulla giusta transizione ecologica: una visione globale e trasformativa, che non può che partire dall’immediato cessate il fuoco in tutti i teatri di guerra e dalla ripresa dei percorsi di disarmo. Una visione che consenta di superare le disuguaglianze, di ripartire in modo equo la ricchezza e le risorse e di rispettare i diritti umani e del lavoro, favorendo un radicale cambiamento di sistema che archivi una volta per tutte l’ideologia neoliberista e metta al centro dell’azione economica il benessere di tutte e tutti e del Pianeta, al posto dei profitti e del potere di pochi.

Il segretario generale dell’Ituc Africa, Joel Odigie Akhator, darà un prezioso contributo alla nostra discussione, portando il pensiero del movimento sindacale di quel continente sulla giusta transizione e anche sul piano Mattei.

Un piano per lo sfruttamento

Un piano che la propaganda di governo descrive all’insegna della collaborazione fra pari, ma che è stato redatto senza il coinvolgimento democratico delle comunità e dei Paesi interessati e che, come Cgil, abbiamo contestato con forza, perché punta allo sfruttamento delle risorse africane in uno spirito neocoloniale, a vantaggio prevalentemente delle aziende italiane e chiedendo in cambio un ingiusto e miope stop alle migrazioni.

L’incontro vuole contribuire al percorso di mobilitazione della nostra organizzazione, che ci porterà alla manifestazione del 25 maggio a Napoli con “La via maestra, insieme per la Costituzione” e alla campagna referendaria “Per il lavoro stabile, dignitoso, tutelato e sicuro ci metto la firma”.

Accelerare la transizione

Accelerare la transizione ecologica, oltre che una necessità di vitale importanza, è anche l’unico modo per raggiungere la piena occupazione di qualità, superando i divari fra Paesi e all’interno degli stessi, puntando a ricomporre quelli fra Nord e Sud, fra lavoro maschile e femminile, e a ridurre quel gap occupazionale e salariale che penalizza, in particolare, i giovani, le persone con disabilità, i migranti, le persone Lgbtq+, e per applicare gli articoli 9 e 41 della nostra Costituzione che tutelano l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, nell’interesse soprattutto delle future generazioni.

Per noi il lavoro, la salute, la tutela ambientale, la libertà e la dignità umana sono valori inderogabili e non sacrificabili all’iniziativa privata e alla logica del profitto.

Simona Fabiani è responsabile Cgil politiche per il clima, il territorio, l’ambiente e la giusta transizione

Christian Ferrari è segretario confederale Cgil