I cambiamenti climatici sono "inequivocabilmente" causati dall'uomo e il pianeta terra marcia verso il punto di non ritorno, ma questa marcia può essere rallentata e, forse, le conseguenze ridimensionate: il sesto rapporto del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (Ipcc) è un monito di drammaticità senza precedenti nella storia degli studi sul clima targati Onu.

Un "codice rosso" lo ha definito il segretario generale Onu Antonio Guterres. Presentato oggi in conferenza stampa online da Ginevra, il rapporto – in realtà la prima di tre parti sull'emergenza clima – descrive cinque scenari, non lascia spazio a ottimismo, ma mantiene uno spiraglio di speranza sulla possibilità di contenere i danni e invertire le distruttive dinamiche prima che sia tutto perso. L'orizzonte temporale è breve: in base a tutti i cinque scenari prospettati, la soglia fatale dell'aumento delle temperature di 1,5 gradi centigradi sarà "probabilmente" raggiunta tra il 2021 e il 2040, indipendentemente dalle riduzioni di emissioni gassose che saranno realizzate, anche se "radicali".

Ma, come hanno spiegato gli esperti dell'Ipcc intervenuti in streaming, "una seria riduzione delle emissioni dannose può permettere di restare molto vicini alla soglia di 1,5 gradi entro la fine del secolo", con prevedibile ridimensionamento delle conseguenze. Danni che sono sotto i nostri occhi quotidianamente, anche in questa estate che vede le aree mediterranee assediate da temperature estreme e centinaia di incendi, mentre al Nord si calcolano i danni di tempeste e grandinate.

“Gli scienziati – commenta per Collettiva Simona Fabiani, responsabile Ambiente e territorio Cgil nazionale – lanciano l’allarme sul cambiamento climatico e sui suoi effetti devastanti e sulla difficoltà di contenere l'incremento della temperatura entro 1,5°C. Denunciano la responsabilità delle attività umane, ma ne sottolineano anche il potenziale positivo se con estrema urgenza si realizzassero interventi tempestivi e sostanziali”.

Il report che esce a pochi mesi dalla 26esima conferenza sul clima di Glasgow, aggiunge Fabiani, “deve essere un monito e una guida per i decisori politici. Dopo le dichiarazioni del G20 di Napoli su clima ed energia, che lascia ancora sospese questioni fondamentali per affrontare l'emergenza climatica, l’Italia può e deve ancora giocare un ruolo fondamentale con la pre-Cop di Milano dei primi di ottobre e nel successivo summit del G20”.

Per la dirigente sindacale, “confermare gli impegni dell’accordo di Parigi è un passo importante, ma non dobbiamo dimenticare che gli impegni volontari assunti nell'ambito di quell’accordo non sono sufficienti per l l'obiettivo di 1,5 e non sono vincolanti. L’Europa sta facendo un percorso virtuoso a partire dal Green deal, però c’è ancora tanta strada da fare per arrivare a Glasgow con nuovi impegni più ambiziosi e vincenti che coinvolgano tutti i Paesi del mondo, tenendo conto del principio della responsabilità condivisa ma differenziata per consentire anche ai Paesi poveri e in via di sviluppo di agire per il clima e senza rinunciare alla crescita del benessere e dell’occupazione delle rispettive comunità”.

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