Stiamo andando nella direzione sbagliata. Perché gli ecosistemi del mondo si stanno degradando, in molti casi a un ritmo accelerato. Perché le persone che vivono in povertà, le donne, le popolazioni indigene e altri gruppi emarginati sopportano il peso maggiore di questo danno e la pandemia ha peggiorato le disuguaglianze esistenti. È questo uno dei sette messaggi chiave lanciati dal rapporto “Ecosystem restoration for people, nature and climate” (“Ripristino degli ecosistemi per le persone, la natura e il clima”), curato dall’Unep, Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, e della Fao, Organizzazione delle delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, e presentato alla vigilia della Giornata mondiale dell'ambiente che si celebra ogni anno il 5 giugno.

Una Giornata per la quale è stato scelto il tema “Reimmaginare, ricreare, ripristinare”, in un anno che dà avvio alla decade 2021-2030 dell’Onu per il ripristino degli ecosistemi, e che prevede un importante appuntamento: a ottobre a Kunming, in Cina, c’è la 15esima Conferenza delle parti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, i cui negoziati dovranno approvare il nuovo quadro globale sulla biodiversità post-2020 con target e impegni a medio e a lungo termine. Considerato che stiamo utilizzando l'equivalente di 1,6 terre per mantenere il nostro stile di vita attuale e che gli ecosistemi non possono tenere il passo con le nostre richieste, i messaggi chiave dello studio Unep-Fao sono fondamentali.

È necessario che si ripristinino gli ecosistemi su larga scala per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, sostengono gli esperti Unep-Fao, e che i Paesi mantengano i loro impegni a ricostruire 1 miliardo di ettari di terra degradata e assumano obblighi simili per le aree marine e costiere. Operazioni che offrono molteplici vantaggi. Ogni dollaro investito nel restauro della natura crea fino a 30 dollari di benefici economici. Il ripristino e il mantenimento in buono stato di foreste, pascoli e colture possono dare un contributo importante (fino a un terzo al 2030) nella mitigazione del cambiamento climatico. quello degli ecosistemi produttivi è essenziale per sostenere la sicurezza alimentare. Solo per fare qualche esempio.

Inoltre, poiché il ripristino degli ecosistemi su vasta scala richiede profondi cambiamenti, da una distribuzione inclusiva della ricchezza a un ambiente favorevole per gli investimenti privati, lo studio invita i governi a garantire che i piani di ripresa post-Covid includano investimenti significativi con quella finalità, le istituzioni finanziarie e gli organismi di regolamentazione a sviluppare e rafforzare strumenti e meccanismi per garantire che i flussi sostengano gli sforzi, i popoli indigeni e le comunità locali a contribuire con la loro conoscenza, esperienza e capacità di azione a raggiungere degli obiettivi.

Il rapporto Unep-Fao è quindi un monito che conferma una convinzione radicata nella nostra organizzazione: la necessità di un radicale cambiamento per rendere lo sviluppo sostenibile, equo e inclusivo, fondato sul lavoro, sui bisogni primari delle persone, sulla tutela del Pianeta. Una profonda e giusta transizione sempre più urgente per uscire dagli effetti di un sistema che ha provocato il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e la distruzione degli ecosistemi ma anche una grave crisi sanitaria, ed economica, accompagnata dall’acuirsi di disuguaglianze, povertà e divari. 

Anche per questi motivi la Cgil, come ogni anno, onora con l’impegno e l’azione la Giornata mondiale dell’ambiente. Abbiamo un’elaborazione consolidata che va dal piano del lavoro del 2013, alla piattaforma integrata per lo sviluppo sostenibile del 2018, per arrivare al documento unitario sullo sviluppo sostenibile del 2019 e alla piattaforma unitaria per la giusta transizione del dicembre dello scorso anno. La portiamo avanti integrando quotidianamente i temi della sostenibilità nelle nostre rivendicazioni, nel confronto con il governo e le istituzioni territoriali, nella contrattazione e nella mobilitazione, nel rapporto con Cisl e Uil e rafforzando le alleanze con associazioni, movimenti e comunità e continueremo a farlo perché vogliamo passare dall’emergenza a un nuovo modello di sviluppo più equo e sostenibile per tutti.

Simona Fabiani è responsabile ambiente e territorio Cgil nazionale