“La norma sulla reversibilità deve essere stralciata dal disegno di legge sul contrasto alla povertà. Questo è quello che abbiamo sempre sostenuto ed è quello che abbiamo detto oggi pomeriggio (4 aprile, ndr) in una audizione presso la commissione Lavoro della Camera”. Lo Spi Cgil prosegue nella battaglia iniziata ormai un paio di mesi fa, quando per primo lanciò l'allarme sul destino delle pensioni di reversibilità.

Il tema tiene banco per l'esattezza dallo scorso febbraio. Se è vero che il governo ha smentito più volte l'intenzione di mettere le mani sulle reversibilità, lo è altrettanto il fatto che nel ddl delega sulla povertà approdato in commissione Lavoro a Montecitorio c'è la possibilità di rivedere le pensioni erogate agli eredi alla morte del pensionato o del lavoratore che abbia maturato i requisiti per l’assegno.

Da qui la presa di posizione dello Spi che continua a chiedere un confronto. “Il ddl ora in commissione – aveva spiegato il segretario dello Spi, Ivan Pedretti, in questa recente intervista a Rassegna – stabilisce che le reversibilità siano considerate prestazioni assistenziali e non più previdenziali. Significa che l’accesso a questo tipo di pensione sarà legato da questo momento in avanti all’Isee, per il quale conta il reddito familiare e non quello individuale. Se il provvedimento dovesse passare, saranno tante le persone che non si vedranno più garantito tale sacrosanto diritto. La possibilità di mettere mano alle pensioni di reversibilità è semplicemente una follia”. La richiesta al governo è dunque sempre la stessa: un passo indietro durante la discussione in commissione Lavoro. “I margini per una seria modifica ci sono tutti, ma serve innanzitutto la volontà politica. Una cosa è certa: se non ci saranno riscontri positivi, non staremo certo fermi a guardare”.

Dalle parole ai fatti. “Anche per questo motivo – ribadisce quest'oggi la sigla di categoria nella nota diffusa dopo l'audizione a Montecitorio – il 19 maggio insieme a Fnp e Uilp saremo in piazza del Popolo a Roma”.