Tempi più lunghi per la vendita di Alitalia. Questo lo scenario che si concretizzando: l’ipotesi è di un decreto per estendere i tempi della vendita (che scadrebbero lunedì 30 aprile), probabilmente di sei mesi, quindi fino al 30 ottobre, che dovrebbe andare in Consiglio dei ministri per metà aprile. La procedura di vendita da più di un mese ha subito un rallentamento: i due potenziali acquirenti (Lufthansa e la cordata composta di Air France, EasyJet, Cerberus e Delta) sono infatti in attesa degli sviluppi della situazione politica. I tre commissari straordinari, intanto, seguitano a lavorare al miglioramento della gestione e delle proposte, e si accingerebbero a intraprendere un nuovo giro di colloqui con i potenziali acquirenti.

“Si prenda tutto il tempo necessario affinché siano messe in campo le migliori condizioni possibili”. Così il coordinatore nazionale del trasporto aereo della Filt Cgil, Fabrizio Cuscito, commenta l’ipotesi di slittamento dei tempi, aggiungendo che “i commissari e il nuovo governo valutino tutte le opportunità rispetto al futuro della compagnia”. Per la Filt Cgil è opportuno che “nella scelta dell'eventuale acquirente si valuti attentamente la prospettiva industriale della compagnia, che deve rimanere un asset strategico per i trasporti del Paese, e si garantiscano inoltre perimetri occupazionali e livelli salariali”. Cuscito rimarca che “la gestione dei commissari straordinari ha portato alla luce la mala gestione decennale dei manager che si sono succeduti al comando della compagnia di bandiera. Ora ci aspettiamo che lo Stato non sia solo spettatore, ma abbia parte attiva nel determinarne il futuro”.

Tornando all’attesa per l’evoluzione della situazione politica, l'esito delle elezioni ha fatto di nuovo circolare l’ipotesi della “nazionalizzazione”. Lega e Movimento 5 stelle, infatti, seppur con sfumature diverse si sono espressi a favore di un ingresso dello Stato nella compagnia. Un’ipotesi che negli ultimi giorni ha trovato un insospettabile alleato: la Cassa Depositi e prestiti. L’istituto, da sempre contrario a un suo intervento diretto, ha improvvisamente cambiato idea: “Se in Alitalia una delle due cordate avesse un piano industriale fattibile e sostenibile, valuteremmo se portarla nel nostro Consiglio di amministrazione o meno” ha detto il presidente Claudio Costamagna in conferenza stampa, precisando che la Cassa sarebbe “disponibile come partner finanziario e assolutamente di minoranza”.

Contro l’eventuale nazionalizzazione si è nettamente schierato l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, da sempre avverso a far versare ai cittadini altri soldi pubblici, dopo che è costata già otto miliardi. “È grave che favole su nazionalizzazioni impraticabili si diffondano dopo le elezioni sia su Ilva sia su Alitalia, rendendo difficile l’accordo sindacale e la vendita. Attenzione a illudere lavoratori e a creare premesse per disastri. Lo dico anche a beneficio di qualche sindacalista” ha scritto su Twitter, aggiungendo che la nazionalizzazione “non elimina il problema industriale”, mentre la “liquidazione vuol dire regalare rotte e aerei”.