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Il Consiglio dei ministri ha varato il disegno di legge sulla “buona scuola”, che ora dovrà affrontare la prova del Parlamento. Più potere ai presidi (che avranno il compito di scegliere i docenti), misure contraddittorie sulla stabilizzazione dei precari, aumenti di stipendio solo a chi merita, finanziamenti alle scuole paritarie (fino alle medie), bonus da 500 euro per l’aggiornamento culturale dei professori: questi i principali contenuti del provvedimento. La Cgil incassa la decisione del governo di rinunciare al decreto legge, ma ribadisce tutte le critiche nel merito della riforma, a partire dalla massima discrezionalità che viene attribuita ai presidi. E critica anche il rifiuto del governo Renzi di una qualsiasi forma di
confronto con i sindacati.
“Il disegno di legge presentato dal governo conferma l’attacco al contratto nazionale, introducendo un vulnus al principio costituzionale che esclude oneri a carico dello Stato per il finanziamento delle scuole private”. A dirlo è Gianna Fracassi, segretario nazionale Cgil. “Per gli insegnanti si prevede più discrezionalità nelle assunzioni e sulle carriere. Per le assunzioni dei precari si registra uno scarto tra l’annuncio di 150 mila assunzioni e la realtà, con migliaia di precari delusi nelle loro attese. Rimangono tutte le preoccupazioni sulla tempistica delle assunzioni, che potrebbero mancare l’obiettivo di avere gli insegnanti in classe al primo settembre 2015” prosegue la nota sindacale. La Cgil, conclude Fracassi, dopo il “passo indietro del governo su decreto legge e scatti di anzianità”, si aspetta “l’avvio di un reale confronto in Parlamento e con le organizzazioni sindacali per ricondurre tutte le materie che riguardano il lavoro alla contrattazione e per realizzare un vero cambiamento della scuola che innanzi i livelli di istruzione del paese, sviluppando la centralità e la qualità della scuola pubblica e garantendo pienamente l’accesso all’istruzione con interventi di diritto allo studio”.
Giudizio critico anche dal segretario generale della Flc Cgil. “È inaccettabile la forte concentrazione dei poteri attribuiti ai presidi, perché mette a rischio principi costituzionali come la libertà di insegnamento” commenta Domenico Pantaleo: “Essi potranno assegnare discrezionalmente premi di stipendio ai docenti ‘meritevoli’ e sceglierli da un albo territoriale. Una sorta di ‘vetrina’ dove sarà pubblicato il loro curricolo”. Secondo il segretario Flc Cgil, il governo “ha preso ancora una volta la strada dell’autoritarismo, facendo invasioni di campo del Ccnl. Quando le regole si incrinano, la democrazia nei luoghi di lavoro e l’autonomia professionale sono a rischio”. Pantaleo, d'altro canto, plaude alla decisione del Consiglio dei Ministri di aver "rinunciato al taglio degli stipendi dei docenti: e l’unico momento di saggezza che avvertiamo, rispetto alle tante scelte discutibili e sbagliate". L'ultima osservazione è per "non aver scelto lo strumento del decreto legge per garantire dal primo settembre tutte le 150 mila assunzioni promesse. Anzi, il piano annunciato si è ridotto di 49 mila unità. Un fatto inaccettabile dopo mesi di annunci e di promesse". In conclusione, il segretario generale Flc Cgil rimarca come la mobilitazione della scuola "abbia dato i suoi primi frutti, costringendo il governo a battere la ritirata sugli scatti d’anzianità. Adesso è necessario continuare con la mobilitazione e allertare le energie vive del paese per ottenere quanto di meglio uno Stato democratico possa offrire alla scuola pubblica e ai giovani in formazione".