Se da un lato è difficile al momento fare un bilancio di Garanzia giovani a livello europeo, dall'altro gli osservatori più attenti non avranno difficoltà a constatare che il suo impatto nel miglioramento delle condizioni di lavoro e di accesso al mercato del lavoro sia stato generalmente insignificante. I risultati di Garanzia giovani sono infatti estremamente eterogenei non solo fra Paese e Paese, ma anche a livello nazionale fra regione e regione. Elemento che rende una mappatura e una valutazione complessiva ancora più difficile. Certo è che ritardi, burocrazia, assenza di partecipazione e poca trasparenza non hanno certo aiutato.

La voce dei ragazzi delusi
Storia di Giulia, vittima di Garanzia giovani
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In tal senso basta pensare al caso italiano, in cui abbiamo regioni come la Sicilia dove il sistema ha prodotto un numero spropositato di tirocini (spesso di dubbia o scarsa qualità) e dall'altra la provincia autonoma di Trento dove invece la garanzia europea è servita a rafforzare e rilanciare ulteriormente i servizi a favore dei giovani nella gestione della delicata fase di transizione da istruzione/disoccupazione al lavoro.

E la situazione italiana non è delle peggiori: il sindacato spagnolo Ccoo ha denunciato che l'unico dato messo a disposizione al momento dal Governo è che su una platea di circa 1,4 milioni di possibili beneficiari solo circa 120mila si sono iscritti (l'8,5%) e non si ha nessuna fonte attendibile rispetto agli esiti di queste adesioni La sensazione è che nella maggior parte dei casi i fondi vengano utilizzati per progetti di sostegno all'ideologica proposta dell'ex presidente Rajoy di fare diventare tutti imprenditori di se stessi. Come se l'autoimpiego e l'imprenditoria giovanile possano da sole risolvere il dramma della disoccupazione giovanile nel Paese iberico. Inutile sottolineare la quasi totale assenza di dialogo con le parti sociali e le associazioni giovanili, nonché di trasparenza nell'utilizzo dei fondi pubblici. Del resto, la completa assenza di dialogo sociale è un elemento che contraddistingue anche altri paesi e l'Italia in questo senso non fa eccezione.

Esistono anche esempi positivi: numerosi progetti a livello locale finanziati con i fondi di Garanzia giovani dimostrano che a volte le istituzioni pubbliche, con la vitale collaborazione di associazionismo giovanile e parti sociali, sono riuscite ad andare oltre il solito collage di misure pre-esistenti, ma a lanciare una vera e propria revisione partecipata delle politiche attive del lavoro nei confronti dei giovani inattivi. I dati più significativi vengono dalla Finlandia, Paese in cui Garanzia giovani esisteva già prima dell'iniziativa europea e in cui la misura  è stata rilanciata dal Governo per far fronte all'aggravarsi della crisi che ha colpitp anche i paesi scandinavi : il 67,8% dei giovani iscritti al programma ha infatti ricevuto un'offerta di tirocinio, lavoro o fromazione professionale entro 4 mesi dall'adesione; la percentuale sale all'89,6% se si estende il periodo ai 6 mesi.

Il Comitato giovani della Confederazione europea dei sindacati e il Forum europeo dei giovani hanno più volte reiterato la richiesta di una valutazione complessiva dell'impatto del pacchetto per l'occupazione giovanile, inclusa la Garanzia giovani, alla Commissione europea. A tre anni circa di distanza dal lancio delle misure, una valutazione sarebbe non solo opportuna, ma anche dovuta per motivi di trasparenza e di ottimizzazione delle risorse. Motivo per cui a breve il Comitato giovani della Ces condurrà una nuova inchiesta per valutare la misura dal punto di vista sindacale e pubblicare un nuovo rapporto entro il mese di giugno 2016.

I rappresentanti della Commissione, in numerose inizative pubbliche, hanno sostenuto che l'aumento dell'occupazione giovanile sia dovuta anche alle misure predisposte a livello comunitario, senza però mai supportare questa affermazione con dati attendibili. In un recente incontro con la Commissaria per il lavoro e gli affari sociali Marianne Thyssen, il Comitato giovani della Ces ha ribadito non solo la necessita di una valutazione degli effetti reali della misura, ma anche chiarimenti rispetto al futuro. A oggi infatti non è dato sapere se Garanzia giovani sarà rifinanziata a livello europeo a partire dal prossimo anno né se la Commissione continuerà a sostenere le altre misure contenute nel pacchetto giovani.

Che la disoccupazione giovanile non sia fra le priorità della Commissione europea è ormai un dato di fatto: basta scorrere le priorità del programma di lavoro 2016 per constatare come il tema sia scomparso dall'agenda. Un fatto particolarmente negativo se si considerano gli ultimi sviluppi del percorso di (dis)integrazione europea e del progressivo disfacimento di Schengen (di cui la nostra generazione è figlia). Tutto ciò non potrà che esacerbare disaffezione e scetticismo fra le giovani generazioni nei confronti del progetto europeo; non occorre infatti dimenticare che nella crisi economica, dati alla mano, i giovani stanno pagando un prezzo altissimo in termini di precarietà, insicurezza ed esclusione sociale, nonostante i vari proclami dei governi nazionali che intravedono in percentuali da decimali riprese economiche che non si materializzano in nuovi posti di lavoro e in un'inversione di tendenza nell'aumento della coesione sociale.

Salvatore Marra è membro dell'area politiche europee e internazionali della Cgil nazionale