Ieri, 19 settembre, in parlamento, il ministro dello Sviluppo economico Calenda, la ministra dell'Istruzione Fedeli e il responsabile dell'Economia Pier Carlo Padoan hanno presentato il bilancio del piano industria 4.0 lanciato lo scorso anno, spiegando come l'esecutivo intende proseguire su questa strada. “Non stiamo più parlando di un impresa manifatturiera industriale, ma di un sistema orizzontale che attraversa il terziario e il primario.” A dirlo è stato Vincenzo Colla, segretario confederale della Cgil, ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1.

Per il sindacato - ha continuato Colla - è una scommessa, perché siamo in un paese che si sta sempre più polarizzando. Da una parte ci sono imprese che vanno benissimo, che hanno fatto investimenti in innovazione e che esportano nel mondo. Ma dall'altra parte, e sono la maggioranza, ci sono imprese che operano solo sul mercato interno. E poi c'è una netta polarizzazione tra nord e sud. Noi diamo un giudizio positivo sugli sgravi che sono stati messi in campo, perché per la prima volta il governo ha deciso di non usare sgravi lineari ma investimenti strumentali. Il tema centrale, però, è capire che risultati sarà in grado di portare sull'occupazione questa azione. Noi abbiamo il timore che la polarizzazione continui, e che le imprese che andavano bene acquisiranno gli sgravi e faranno assunzioni, ma il grosso delle piccole imprese non incroceranno questo sistema”.

Gli incentivi di industria 4.0, infatti, sono stati utilizzati quasi solo al Nord, e questo crea un problema, e un rischio, per le regioni meridionali e per tutto il paese. “Nella globalizzazione resistono i sistemi territoriali - ha detto ancora il segretario confederale della Cgil - fatti di reti immateriali e materiali. Una grande impresa che decide di fare investimenti pazienti li fa solo se su un'area esistono dei sistemi territoriali che permattono garantire l'investimento. È questo il centro della nostra discussione. Non a caso chiediamo delle cabine di regia regionali che permettano di spostare questi sgravi anche su tutte le infrastrutture e le reti. Altrimenti possono anche esserci anche esperienze eccellenti nel meridione, ma se non ci sono le infrastrutture, il divario con il settentrione resterà tale e c'è anche il rischio che si amplifichi”.

Industria 4.0, ora si chiama Impresa 4.0 anche su nostra richiesta - ha concluso Colla - perché abbiamo il problema che il grosso del digitale è gestito da un sistema terziario che oggi non è all'altezza di questa sfida. Perché è molto frammentato, poco capitalizzato e poco innovativo. Impresa 4.0 vuol dire che abbiamo bisogno di un terziario che sia in grado di essere al passo rispetto alla sfida manifatturiera. Sui big data e sulle famose piattaforme algoritmo dedicate a questo sistema, però, siamo ancora in grossa difficoltà. È evidente che abbiamo bisogno di progettare anche uno 'stato 4.0', sia dal punto di vista di investimenti diretti che dal punto di vista della gestione del sistema. Bisogna integrare quel sistema con quello privato, facendolo diventare un volano per la crescita. Ecco, in gergo, abbiamo bisogno di una politica industriale 4.0”.