“La manovra? Partiamo dalle cose che ci piacciono, che sono poche e così facciamo prima". Inizia così l'intervista con Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, pubblicata oggi (28-10-15) su l'Unità e firmata da Wladimiro Frulletti.  Sostanzialmente, scrive il vice direttore del quotidiano "al di là delle misure più o meno criticabili e rivedibili (la Cgil si prepara a fare pressing sul Parlamento), la segretaria della Cgil ritiene che la manovra si muova nel solco di quelle che l'hanno preceduta, che non ci sia un salto di qualità, un cambiamento di verso dice sorridendo, rispetto a scelte che oramai da un decennio a questa parte escludono gli investimenti pubblici come motore (se non esclusivo almeno fondamentale) per far viaggiare ia ripresa. Troppa fiducia data (e per Camusso anche mal riposta) alle imprese, alla possibilità cioè che in Italia sarà il mercato privato a trainare il Paese perché «gran parte del nostro sistema imprenditoriale ha smesso da tempo di investire preferendo la rendita".

Camusso, incalzata sulla "presunta" novità contenuta rispetto al passato nella legge di bilancio, ribadisce che "per me invece siamo ancora dentro lo schema di austerità di Monti e di chi lo ha preceduto" e la flessibilità in più rivendicata dal governo, per la leader della Cgil "non viene usata per fare un bel po' di investimenti soprattutto nel Meridione. Al contrario si testa nell'idea che la ripresa è delegata alle imprese nella speranza che saranno loro a determinate il cambiamento".  

Per la leader della Cgil questo schema non funziona: "Purtroppo i fatti ci dicono che negli ultimi anni il sistema imprenditoriale si è ritratto da tutto, ha venduto i suoi migliori cicli produttivi e non ha utilizzato le risorse messe a disposizione dalle 'Tremonti' fino agli ultimi provvedimenti del governo per incamerare in rendita". Invece, "sostenere la crescita per noi è prima di tutto fare investimenti che generino occupazione. Siamo sempre nella stessa logica dell'austerità, le interpretazioni cambiano, ma rimaniamo legati alle compatibilità date. Ed qui che viene a mancare il tema della giustizia sociale".

Nel corso dell'intervista il segretario generale della Cgil risponde poi a tutte le altre domande di attualità. In particolare sulle scelte fiscali la leader della Cgil ribadisce la critica del sindacato, a cominciare dall'abolizione della tassa sulla prima casa, che "è ingiusta e sbagliata. Sbagliata perché continua l'idea che il patrimonio non vada tassato. Ingiusta perché toglie 60 euro di tasse a chi non sta tanto bene, ma ne togli molti di più a chi sta parecchio bene". In questo modo, "si distorce ulteriormente la progressività fiscale e non si usa il fisco per un equa redistribuzione".

Duri anche i giudizi sulle misure in materia previdenziale ("noi pensiamo a una flessibilità in uscita fra i 62 e i 70 anni. Bisogna poi porre attenzione ai diversi lavori e alla diversa fatica. La legge Fornero ha squassato il turn over fra anziani e giovani"), sul mancato stanziamento adeguato per il rinnovo dei contratti pubblici.

Per tutti questi motivi la Cgil si appresta a chiedere al Parlamento di cambiare la legge di stabilità. "Definiremo le nostre priorità – ha concluso Camusso –. Tra queste: le pensioni, risorse per dare risposte dignitose al rinnovo dei contratti pubblici, la sanità, il Mezzogiorno e lo stop all'innalzamento di contanti a 3 mila euro che è un messaggio incentivante per l'evasione".