“La Corte di Appello di Ancona ha accolto in secondo grado le ragioni delle banche, bloccando la vendita della Ex Merloni alla JP Industries. Ora legittimamente si adirà all’ulteriore livello da parte dei commissari e di Porcarelli. Un dato è certo: in questa situazione estremamente confusa i 700 lavoratori di Gaifana e di Fabriano non possono rimanere senza lavoro, senza cassa integrazione, senza prospettive”. E’ quanto affermano i segretari generali di CGIL – CISL – UIL dell’Umbria, Mario Bravi, Ulderico Sbarra e Claudio Bendini. “A questa situazione – proseguono - va aggiunta la drammatica vicenda degli ex dipendenti Merloni, oltre 600 solo sul versante umbro, rispetto ai quali il 12 maggio scade come una mannaia la cassa integrazione. Quella che è e che rimane una delle più grandi vertenze dell’Italia centrale non può rimanere senza risposte alcuna, con un accordo di programma totalmente sulla carta e con un territorio, come quello della fascia appenninica, sempre più senza prospettive”.

I sindacati ritengono che “le forze politiche ed istituzionali non possano stare a guardare, assistendo passivamente ad una delle più grandi crisi del lavoro degli ultimi decenni. A pochi giorni dal Primo Maggio (FESTA DEL LAVORO), un intero territorio e migliaia di lavoratori non possono rimanere senza nessuna prospettiva! In un Paese nel quale le ragioni delle banche trovano risposte, il mondo del lavoro, elemento trainante della nostra Costituzione Repubblicana, non può essere umiliato. Per questo – proseguono i dirigenti sindacali - CGIL CISL UIL dell’Umbria, insieme a FIM FIOM e UILM chiedono un immediato incontro al Governo Nazionale e alle Regioni Umbria e Marche per costruire una risposta che dia speranze e futuro ai lavoratori e alla fascia appenninica. Sicuramente non rimarremo con le mani in mano, e svilupperemo tutte le iniziative di mobilitazione necessarie per difendere il lavoro e il futuro della fascia appenninica”.