Si gela, ma il presidio deve andare avanti. La determinazione prevale sulla stanchezza tra gli ex lavoratori Trafomec che ormai da una settimana presidiano i cancelli di quella che era anche la loro fabbrica, a Tavernelle, una ventina di chilometri a nord di Perugia. Loro sono quelli rimasti fuori dopo il fallimento e il passaggio dell'azienda che produce trasformatori ad una nuova proprietà (Trafomec Europe). E sono quelli "traditi" per il mancato rispetto di un accordo che prevedeva un risarcimento dopo i licenziamenti e un percorso di riassunzione, almeno per alcuni di loro.

"Oggi questi 60 lavoratori si ritrovano in mobilità, con assegni inferiori agli 800 euro mensili", spiega Cristiano Alunni, segretario della Fiom Cgil di Perugia. "E la loro protesta non chiede altro che il rispetto di quanto gli era stato garantito, cifre non certo faraoniche (circa 8mila euro a testa, ndr), ma che diventano ogni giorno più vitali per la sopravvivenza delle loro famiglie".

Intanto, in un comunicato diramato il 6 febbraio, Trafomec Europe, la nuova proprietà, ha preso le distanze dalla vicenda, tirandosi fuori e rimettendo tutte le responsabilità alla vecchia società, nel frattempo fallita. “Un atteggiamento inspiegabile ed irresponsabile – hanno accusato le organizzazioni sindacali – che finge di non tenere conto degli accordi pregressi, dei tavoli regionali, dei numerosi incontri e delle dichiarazioni rilasciate in ogni dove sulla volontà di farsi carico di quanto legittimamente rivendicato dagli ex dipendenti”.

Intanto, i lavoratori rimasti all'interno dell'azienda, circa un centinaio (mentre sono un sessantina quelli fuori), dopo aver scioperato in più occasioni a sostegno delle rivendicazioni degli ex colleghi, si trovano oggi in difficoltà. "Sono in bilico tra la naturale propensione alla solidarietà verso colleghi con i quali hanno in molti casi lavoratori per anni, talvolta addirittura loro parenti, e la paura delle ripercussioni che il blocco alle portinerie potrebbe avere sul loro lavoro", spiega ancora Alunni. "Un comportamento comprensibile, ma che è tutto da imputare all'atteggiamento irresponsabile dell'azienda, che dopo aver dato più volte garanzie agli ex lavoratori ora si vuole tirare fuori, cercando di creare divisioni tra chi sta dentro e chi protesta ai cancelli, mentre - conclude Alunni - è evidente che i destini di questi operai sono legati a doppio filo". (fab.ri)