La Sardegna ha subito e continua a subire pesantemente gli effetti della crisi. Alla fine della scorsa settimana Cgil, Cisl e Uil sarde hanno incontrato la giunta regionale per parlare del dopo manovra finanziaria. Il governatore Francesco Pigliaru, infatti, propone un programma per coniugare le politiche di sviluppo con quelle del lavoro, e il confronto con i sindacati va avanti.

“Un mese fa abbiamo avanzato delle critiche riguardo la gestazione della legge finanziaria regionale per il 2015, perché ritenevamo che si confermasse un orientamento già espresso nel piano strategico regionale, cioè una delle politiche industriali e una certa inconsistenza delle politiche per il lavoro. Dunque abbiamo dichiarato che eravamo pronti a mobilitarci. Da qui è scaturito il confronto.” Ad affermarlo è il segretario generale della Cgil sarda, Michele Carrus, ai microfoni di Italia Parla, su RadioArticolo1.

“La discussione - ha continuato Carrus
- si è articolata su tre tavoli: uno sulle riforme della macchina amministrativa della regione, uno sulle politiche per lo sviluppo e il lavoro, e un altro sulle politiche della programmazione locale. Su questi temi siamo oggi nella condizione di poter produrre un documento di orientamento che rafforzi sia le politiche industriali per lo sviluppo sia le politiche per il lavoro. L'occupazione è uno dei nodi principali, in Sardegna, perché siamo una regione con un ritardo di sviluppo che si risolve soprattutto attraverso la ripresa degli investimenti pubblici e il sostegno alla attività produttive, alla commercializzazione delle nostre produzioni, al miglioramento del sistema dell'accoglienza per lo sviluppo delle attività del terziario, del turismo. Insomma, mettendo in atto politiche di sviluppo. E' così che si produce un miglioramento strutturale della nostra condizione, anche se resta il fatto che lo sviluppo si crea attraverso il lavoro. Noi oggi ci ritroviamo a avere un bacino di 17.500 persone circa che non sanno che cosa possono avere in termini di sostegno al reddito nel 2015, ma che non hanno ricevuto, se non fino a metà di febbraio del 2014, il sostegno al reddito e la mobilità in deroga per il 2014.”

Una situazione drammatica, quindi, che secondo Carrus è anche figlia di “un atteggiamento troppo acquiescente da parte della giunta regionale sarda rispetto alle decisioni sciagurate del governo. A cominciare dal decreto Poletti, che ha ridotto i trattamenti e ha espulso migliaia di lavoratori dagli strumenti di sostegno al reddito. Nel nostro caso, più di due terzi del bacino si trova in una condizione di assoluta disperazione. Anche perché non hanno ricevuto nulla da tredici mesi. Questo richiede evidentemente che si trovino le risorse necessarie a coprire questo bisogno di assistenza, mentre si mettono in campo politiche di sviluppo e di investimento pubblico”.

Per rilanciare l'economia dell'isola, a detta della Cgil, bisogna invece mettere insieme la tradizione con l'innovazione. “C'è una contraddizione nel nostro sistema produttivo - dice ancora il leader del sindacato sardo -. L'incidenza della produzione della ricchezza che ha il nostro sistema industriale è largamente al di sotto della media nazionale, mentre abbiamo una preponderanza del terziario di servizio al consumo piuttosto che alla produzione. Questa forbice va assolutamente colmata, sostenendo le attività produttive del comparto primario. E poi bisogna puntare sullo sviluppo dell'industria e della manifattura, investendo nell'innovazione. Perché quando si è in ritardo di sviluppo non si può inseguire un traguardo che ti si allontana sempre di più, ma bisogna puntare direttamente sulle filiere più avanzate che sono quelle delle biotecnologie, della green economy, della blue economy, del ciclo di utilizzo dei materiali, delle nuove energie e della chimica verde”.